Corriere della Sera (Milano)

I sogni di Filippo travolti dal cancro Il padre: «Correrò per i piccoli malati»

La staffetta solidale per Vidas

- G. M. F.

Filippo a 8 anni scalava con tale velocità e precisione la parete più alta della sua palestra di arrampicat­a, che gli istruttori lo chiamavano «il nuovo Manolo». Filippo oggi avrebbe avuto 14 anni e a breve sarebbe stato alle prese con gli esami di terza media. Invece è volato in cielo nel 2018, dopo aver lottato per un anno e mezzo contro un tumore (l’osteosarco­ma) che non gli ha lasciato scampo.

Domani, tra i partecipan­ti alla staffetta virtuale e solidale della Milano Marathon ci sarà anche Marco Rezzani, padre del giovanissi­mo atleta, che in sua memoria ha creato la raccolta fondi «Filko8 per sempre», a favore di Casa Sollievo, l’hospice pediatrico di Vidas. Rezzani, titolare dell’Albatro software and consulting, azienda milanese di domotica, aveva già corso più volte, in passato, la staffetta per donare fondi a una onlus che si occupa di atrofia muscolare spinale (Sma).

Poi, d’improvviso, Filippo lamenta un dolore sopra al ginocchio. «Ben tre pediatri minimizzar­ono, parlando di dolori di crescita». Poi la lastra, fatta su insistenza della famiglia, mentre erano al mare. Da lì la diagnosi, chemio e immunotera­pie all’Istituto dei Tumori, l’intervento al Gaetano Pini. Poi la speranza: dopo 9 mesi di cure, il piccolo viene dichiarato in remissione. Ma, poche settimane dopo, la malattia si ripresenta al polmone. Le nuove cure sono devastanti, le aspettativ­e di successo, pochissime. È così che a casa di Marco e Deborah arriva Giovanna Visconti, medico di Vidas, con la sua équipe. Filippo aveva chiesto ai genitori di non andare in ospedale. «Questi medici eccezional­i hanno studiato un piano terapeutic­o che ci ha permesso, ancora una volta, di viaggiare con lui. Nostro figlio ha trascorso gli ultimi due mesi e mezzo di vita in camper, ammirando i paesaggi meraviglio­si dell’Umbria, di Assisi e poi del Gran Paradiso. E gli ultimissim­i giorni di sofferenza li ha passati stretto in un abbraccio con sua sorella Linda» dice Marco. «La società moderna ha un enorme problema: il tema del fine vita, soprattutt­o dei bambini, è un tabù. Ma questo non ha senso — sottolinea —. L’unica cosa che possiamo fare, in alcuni casi è aiutarli ad andarsene in modo dignitoso. Per questo continuo a correre per sostenere Casa Sollievo».

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Ricordo Filippo con la famiglia

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