Assolto il postino fuori orario
Processo lungo 5 anni. Il pm: «Va elogiato»
Consegnava fuori orario per evitare gli accumuli quando si assentava per aiutare il papà malato. Assolto 54enne.
COMO Consegnava la posta fuori dall’orario di lavoro per evitare che raccomandate e lettere si accumulassero nell’ufficio postale quando lui si assentava, regolarmene, per assistere il papà malato. Fermato per un controllo e trovato con la corrispondenza sulla sua auto privata, un portalettere comasco di 54 anni è stato accusato di sottrazione e distruzione della posta. Le spiegazioni non gli sono bastate ad evitare il processo, che si è concluso in Tribunale a Como con una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste. «Sono contento, non ho mai dubitato», dice Fausto Mandelli, 54 anni di Cernobbio, postino dal 2004 e da poco tempo passato dalle consegne in paese ai servizi all’interno dell’ufficio postale di Lomazzo.
L’inizio del suo lungo incubo risale al 2016. «Ho dovuto attendere 5 anni e un mese perché finalmente si arrivasse a questa sentenza — sottolinea —. È stata davvero lunga, ma ci ho sempre sperato e intanto ho continuato a lavorare». Mandelli stava mangiando un panino quando i carabinieri hanno notato i sacchi della posta sulla sua auto privata e hanno fatto un controllo. «Ero a Rovello Porro, nella mia zona di consegna — ricorda —. Eravamo anche a poca distanza da una discarica e così sono stato sospettato di volermi sbarazzare della corrispondenza». Il postino invece, di frequente faceva le consegne fuori orario, quando l’ufficio postale era chiuso. «Usufruivo e usufruisco tuttora della legge 104 per assistere mio padre che ha gravi problemi di salute — spiega —. Capitava che, quando sapevo di dovermi assentare, andassi a consegnare la posta nel pomeriggio,
dopo la chiusura dell’ufficio postale. In pratica lavoravo gratis, ma l’ho sempre fatto spontaneamente. Non volevo lasciare un carico eccessivo ai colleghi o dovermi trovare poi a smaltire troppa posta arretrata e volevo evitare che ci fossero disagi per gli utenti». Impossibile usare il mezzo di servizio. «Dopo la chiusura dell’ufficio postale venivano bloccati i cancelli e non avrei più potuto riportarlo all’interno alla fine delle consegne. Ho chiesto anche se ci fosse modo di avere un’autorizzazione formale per usare la mia auto privata, ma non è stato possibile».
Si arriva così al controllo dei carabinieri e alla denuncia. «Mi era capitato diverse volte di fare le consegne, quel giorno sono stato fermato e sono iniziati i problemi». Le accuse sono sfociate in un processo. Assistito dal legale Massimo Ambrosetti, Fausto Mandelli ha deciso di difendersi in aula. Diverse le testimonianze determinanti, da quelle di alcuni utenti che hanno confermato di aver più volte ricevuto la posta nelle ore pomeridiane, a quelle del sindacalista al quale il postino si era rivolto per capire se ci fosse modo di avere un’autorizzazione per fare le consegne fuori orario con l’auto privata. È emerso inoltre come nella zona di recapito di competenza del portalettere non fossero mai arrivate segnalazioni per la mancata consegna della corrispondenza.
Al termine del dibattimento, la stessa accusa ha chiesto l’assoluzione. «Mi ha fatto piacere, hanno detto che avrei dovuto ricevere un elogio più che una denuncia», sorride il postino. Alla richiesta è seguita la sentenza: assoluzione perché il fatto non sussiste. Anche l’indagine interna delle Poste ha evidenziato che non c’era alcuna volontà di distruggere o «far sparire» la corrispondenza ed è rimasto un richiamo per l’uso del mezzo privato senza autorizzazione. «Ho solo fatto il mio dovere — conclude il postino —. Sinceramente, alla luce di come sono andate le cose chissà, forse non lo rifarei, anche se in fondo la verità è emersa e va bene così».
Il controllo
L’uomo trovato con la corrispondenza nella sua auto: «Evitavo di danneggiare i colleghi»