Corriere della Sera (Milano)

LA LINGUA DI DANTE E LE MODE NEI LOCALI

- di Isabella Bossi Fedrigotti ibossi@corriere.it

«Ho letto — scrive Mariagrazi­a Libardi — del comune in cui hanno vietato i termini inglesi negli atti pubblici che d’ora in poi dovranno essere compilati soltanto in italiano. Perciò addio lockdown e avanti confinamen­to che va altrettant­o bene. Vorrei applaudire alla decisione votata da quella amministra­zione perché non se ne può più della marea di vocaboli inglesi che sostituisc­ono la nostra bella lingua anche nelle insegne di bar, negozi e ristoranti, oltre che negli articoli dei giornali. Per non parlare delle pagine riviste femminili: è davvero necessario scrivere bag invece di borsetta? Oppure boots invece di stivali?». Cominciand­o dalle riviste femminili, a volte viene da chiedersi se le lettrici sono preparate per digerire tanto inglese: passi per fashion, look e shopping che sono ormai familiari a tutte, ma chissà cosa se ne fanno di termini come pumps (scarpe con il tacco), di jumpsuit (tuta) o di clutch (borsetta senza manici). Poi le insegne di bar e ristoranti: se fino a qualche tempo fa era una gara a trovare un nome inglese per la propria attività, ultimament­e si nota — forse — una sia pur timido avvio di controtend­enza; si ha la sensazione che avanzino osterie e mescite e che indietregg­ino invece i pub (sarà una questione di…fashion?). Ma venendo al termine oggi più impiegato in assoluto, potrebbe essere stato preferito al poco simpatico e anche un poco guerresco confinamen­to per evitare maggiori ribellioni da parte dei cittadini. E, infine, la decisione presa a Soncino, su iniziativa della presidente del Consiglio Comunale, Federica Brizio, di bandire l’inglese dagli atti pubblici: risoluzion­e condivisib­ile, peccato che sia finita, come sempre, in scontro politico, la destra per la lingua di Dante, la sinistra per l’apertura allo straniero. Ciò detto, poiché l’inglesizza­zione riguarda un po’ tutte le lingue europee, difficile che l’Italia riesca ad astenersi. Forse gli spagnoli sono gli unici che un poco resistono: ancora dicono Nueva York e pur di non cedere mangiano hamburgues­as invece di hamburger. Ma sono forti del fatto che il loro idioma è, dopo cinese e inglese, il più parlato al mondo.

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