GALLINE ALL’APERTO: IL SAPORE DI LIBERTÀ
La notizia merita la nostra attenzione: l’uovo non nasce più in gabbia ma all’aperto, sulla nuda terra. Fino a qualche tempo fa in molti allevamenti agricoli come in tante case di campagna (quelle che vanno anche sotto il nome di «seconde case») le galline facevano le uova al chiuso, nelle cellette dietro la rete protettiva. Questa costrizione involontaria influiva, pare, sul loro umore e quindi anche sulla bontà del prodotto. Ebbene, stando alla banca dati del Ministero della Salute negli ultimi quattro anni (2016-20) il 60 per cento delle galline italiane depone fuori dalla gabbia, vivaddio all’aperto. Gli allevatori, professionisti o amatori che siano, hanno «liberato» — possiamo ben dirlo — almeno il 60 per cento degli oltre 50 milioni di galline che esistono in Italia. E pensare che nel dicembre del 2016 il rapporto era esattamente invertito: le galline cioè in maggioranza — sempre il 60 per cento — producevano al chiuso. Magari possiamo chiederci: l’uovo deposto sull’aia o comunque in luogo aperto, risulta più buono a chi lo gusta crudo o in padella? Evidentemente sì: sta di fatto che in questi quattro anni è stato proprio il consumatore con le sue scelte di acquisto a influenzare i cambiamenti e quindi il mercato. Sulle confezioni di uova c’è scritto infatti: «allevamento a terra» o «allevamento in gabbia». E quindi sul mercato sta prevalendo tuttora la prima indicazione. Ma c’è già chi pensa di eliminare addirittura le gabbie dal 2022. Le galline intanto ringraziano.