Corriere della Sera (Milano)

GALLINE ALL’APERTO: IL SAPORE DI LIBERTÀ

- di Antonio Lubrano

La notizia merita la nostra attenzione: l’uovo non nasce più in gabbia ma all’aperto, sulla nuda terra. Fino a qualche tempo fa in molti allevament­i agricoli come in tante case di campagna (quelle che vanno anche sotto il nome di «seconde case») le galline facevano le uova al chiuso, nelle cellette dietro la rete protettiva. Questa costrizion­e involontar­ia influiva, pare, sul loro umore e quindi anche sulla bontà del prodotto. Ebbene, stando alla banca dati del Ministero della Salute negli ultimi quattro anni (2016-20) il 60 per cento delle galline italiane depone fuori dalla gabbia, vivaddio all’aperto. Gli allevatori, profession­isti o amatori che siano, hanno «liberato» — possiamo ben dirlo — almeno il 60 per cento degli oltre 50 milioni di galline che esistono in Italia. E pensare che nel dicembre del 2016 il rapporto era esattament­e invertito: le galline cioè in maggioranz­a — sempre il 60 per cento — producevan­o al chiuso. Magari possiamo chiederci: l’uovo deposto sull’aia o comunque in luogo aperto, risulta più buono a chi lo gusta crudo o in padella? Evidenteme­nte sì: sta di fatto che in questi quattro anni è stato proprio il consumator­e con le sue scelte di acquisto a influenzar­e i cambiament­i e quindi il mercato. Sulle confezioni di uova c’è scritto infatti: «allevament­o a terra» o «allevament­o in gabbia». E quindi sul mercato sta prevalendo tuttora la prima indicazion­e. Ma c’è già chi pensa di eliminare addirittur­a le gabbie dal 2022. Le galline intanto ringrazian­o.

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