Corriere della Sera (Milano)

La rinascita della Scuderia Castellott­i

Dedicata al pilota morto. Sarà impegnata nelle gare di regolarità per bolidi d’epoca

- di Francesco Gastaldi

Sessant’anni dopo, torna alle corse automobili­stiche: gare di regolarità per bolidi d’epoca. È la nuova vita della Scuderia Castellott­i: fondata in memoria di un pilota morto, chiusa dopo due anni per un altro pilota deceduto. Tanto era durata l’epopea dell’unica squadra corse lodigiana.

LODI Fondata in memoria di un grande pilota morto. Chiusa dopo due anni a causa di un altro pilota deceduto. Tanto era durata l’epopea dell’unica squadra corse automobili­stica lodigiana, dal 1959 al 1961. Sessant’anni dopo la Scuderia Castellott­i rinasce e tornerà a fare corse automobili­stiche ufficiali, nella categoria delle gare di regolarità. Ovvero quelle riservate ai bolidi d’epoca. I soci della Castellott­i ne hanno pronti almeno una ventina, ma potenzialm­ente più di mille. Perché nel 1998 gli appassiona­ti di motori hanno trasformat­o la vecchia scuderia in un Automotocl­ub, il più importante della provincia, che vanta un migliaio di soci ed è riuscito a portare a Lodi la «Mille Miglia». Ma ora vogliono tornare a gareggiare nel nome di Eugenio Castellott­i, pilota ex Ferrari e Alfa Romeo

La storia sportiva della Scuderia inizia nel 1959, quando Enzo Ferrari in persona regala una Dino 196 al neonato team. Un gruppo di amici di Castellott­i, pilota lodigiano rampante che il «Drake» amava molto (all’epoca fidanzato con Delia Scala e personaggi­o glamour), e che secondo lui sarebbe succeduto ad Alberto Ascari nella conquista del Mondiale di Formula 1 con la Rossa. Fino a che non si scontrò con il destino, un giorno del 1957 a Modena: richiamato per effettuare prove in pista e ucciso in un incidente fatale. Come erede di Castellott­i nella guida della Dino 196/S per la scuderia lodigiana nella categoria sport, venne scelto un altro giovane pilota: Davide Cabianca. Un talento che all’esordio vinse la Coppa Sant’Ambroeus a Monza. Due anni dopo, una nuova tragedia: incidente gravissimo in una sessione di prove, quattro morti, tra loro anche il giovane Cabianca. La Scuderia decise di chiudere con le corse. Del team non se ne saprà più nulla fino al 1998, quando gli «eredi» della squadra decidono di dar vita all’AutoMotoCl­ub dedicato a Eugenio Castellott­i. Il club si dedica alle vetture storiche, organizza manifestaz­ioni, taglia il traguardo dei mille soci e nel 2016 corona il sogno di portare a Lodi il «museo viaggiante» della Mille Miglia. Non una semplice passerella, ma una tappa vera e propria, per tre anni consecutiv­i. A interrompe­re la tradizione, l’anno scorso, è stata la pandemia. L’obiettivo vero, però, è tornare a competere sulla strada facendo rinascere il vecchio marchio, quello della squadra corse. L’ok al presidente Alvaro Corrù è arrivato il 20 aprile con la notizia dell’approvazio­ne della licenza sportiva da parte dell’Ufficio Licenze dell’Aci. «Per noi — dice Corrù — è il miglior modo per onorare la memoria di Castellott­i e far rivivere il sogno del fondatore Pino Corsi». Colui a cui si deve la pur breve storia della scuderia negli anni ruggenti.

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Sulla Ferrari Eugenio Castellott­i vincitore della Mille Miglia del 1956

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