Corriere della Sera (Milano)

L’ondata estiva del popolo dei clochard allo stremo

Secondo un censimento i clochard sono 2.600 Un’onda di disagio dal centro alla periferia Gli operatori: temiamo lo sblocco degli sfratti

- di Giampiero Rossi

Inumeri sembrano più o meno gli stessi rilevati dal censimento di tre anni fa: circa 2.600 persone senza dimora che abitano gli interstizi di Milano. Ma nella seconda estate dell’era Covid gli operatori raccontano di un popolo clochard allo stremo.

Il tempo non è mai tutto uguale. Per nessuno. Per chi ha una casa, e nell’ultimo anno e mezzo l’ha abitata e vissuta molto di più, e per chi invece non ce l’ha e vive a tempo pieno per strada. E anche adesso che è arrivata la seconda estate ai tempi del Covid la vita tra i giacigli di cartone è pesantemen­te condiziona­ta dalla pandemia e da come si riorganizz­a l’umanità che ha qualcosa da difendere oltre alla vita stessa.

«Sono stanchi, hanno sofferto tanto in questi mesi», raccontano gli operatori e i volontari delle Unità di strada del Gruppo Arca che ogni notte si muovono in una zona diversa per portare cibo, materiale per l’igiene personale, vaccini e parole di umanità alle persone senza fissa dimora che abitano gli interstizi della città. Qualcosa è cambiato, in effetti, anche nel mondo dei senzatetto. Mesi vissuti faticosame­nte con le mense e i servizi chiusi, poca gente in giro e quindi poche occasioni per raccoglier­e qualche moneta o qualche altro conforto, saracinesc­he abbassate ai bar e alle pizzerie che di solito offrivano qualcosa, clima teso e indurito. Un’onda di disagio, sofferenza e rabbia che si irradia lungo la piramide sociale e coinvolge (o travolge) gli ultimi. Qualcuno, tra i volontari che frequentan­o il popolo senza casa, assicura di cogliere più tensione e di aver notato qualche rissa in più. I numeri non dovrebbero essere cambiati. Tre anni fa un censimento aveva indicato una popolazion­e composta da circa 2.600 persone e, anche se in estate sembrano di più perché sono più visibili nelle strade vuote dei fine settimana, quel numero sembra ancora plausibile. Ma tra gli operatori c’è il timore che «quando cadrà il blocco degli sfratti ci ritroverem­o con nuove persone costrette a vivere per la strada».

Quando arriva il momento di registrare la puntata di «Radio Piazzetta», l’emittente web che la Caritas ha dedicato ai senza dimora, si parla d’altro. Almeno un momento per ascoltare musica e occupare la mente con pensieri diversi dalla fatica della sopravvive­nza, spiegano gli operatori. Ma prima e dopo la vita è quella lì, fatta di code per mangiare, code per lavarsi, code per avere dei vestiti, di ore da riempire sotto il sole o sotto la pioggia, di sguardi diffidenti, indifferen­ti, pietosi o inorriditi dei passanti, di pensieri che galleggian­o, di bisogni che a volte faticano persino a trovare un nome, perché persino dimenticat­i e sprofondat­i in un oblio difensivo.

«La vita dei clochard è complicata, non è vero che non fanno niente — spiega il responsabi­le del servizio docce della Caritas, Gigi Saracino — per ogni bisogno devono camminare e attendere. E nei mesi in cui c’è stata la chiusura totale o parziale delle attività, per loro l’isolamento è persino aumentato».

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In centro I portici di corso Matteotti
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Alcune immagini della vita notturna del popolo dei senzatetto di Milano. Nella foto grande, in alto, una dimora di fortuna allestita lungo una rampa del cavalcavia Bussa, in zona Garibaldi. Qui accanto, in senso orario, una tenda sistemata in via Hoepli, in pieno centro, un’altra sistemazio­ne di fortuna sotto il cavalcavia Bussa, un uomo che dorme a ridosso del portone della chiesa di piazza San Fedele e una tenda installata sotto il porticato di corso Vittorio Emanuele
(foto Massimo Alberico, Fotogramma) Giacigli Alcune immagini della vita notturna del popolo dei senzatetto di Milano. Nella foto grande, in alto, una dimora di fortuna allestita lungo una rampa del cavalcavia Bussa, in zona Garibaldi. Qui accanto, in senso orario, una tenda sistemata in via Hoepli, in pieno centro, un’altra sistemazio­ne di fortuna sotto il cavalcavia Bussa, un uomo che dorme a ridosso del portone della chiesa di piazza San Fedele e una tenda installata sotto il porticato di corso Vittorio Emanuele
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