«Il mio debutto acustico»
Umberto Tozzi al Carroponte tra successi e rarità
È il cantante pop-rock italiano che ha venduto più dischi in tutto il mondo. Ottanta milioni, più di Vasco Rossi e Ligabue messi insieme. Con canzoni come «Ti amo», «Gloria», «Tu», «Stella stai», «Gente di mare», «Si può dare di più», ha fatto sognare, e ballare, intere generazioni. Umberto Tozzi, 69 anni, fa tappa al Carroponte con il suo nuovo tour, per la prima volta acustico. «Songs», questo il nome del live, sarà un modo per l’artista di tornare a incontrare dal vivo il pubblico, che avrà la possibilità di ascoltare i suoi più grandi successi e alcune canzoni che non sono mai state eseguite in concerto, recuperate per l’occasione e a cui verrà data una nuova veste unplugged.
«Ho pescato dal repertorio canzoni che si prestano molto bene alla versione piano e chitarra — spiega il cantautore torinese al telefono dalla sua residenza di Monte Carlo —. Ho scelto un organico con un minimo di percussioni per la ritmica, una violinista e un sassofonista, per candide atmosfere». La scaletta prevede tutti i grandi classici e anche rarità. «È la prima volta che mi esibisco totalmente in acustico, quindi è una novità per me. Una scelta dettata dal momento. Sono andato a scegliere brani che normalmente non faccio, vecchi ma che diventano nuovi, come “Marinaio delle stelle”, “Gabbie”, “Gesù che prende il tram”. Canzoni che, appunto, non ho mai fatto nei miei live preceAll’estero denti». Tozzi, torna in una veste nuova a Milano, la città in cui è cresciuto artisticamente, partendo dalla gavetta. «Negli anni Sessanta era la città dei sogni per ogni musicista. Facevo il chitarrista per tirare a campare e mi capitava di dormire nelle peggiori bettole. La svolta ci fu quando iniziai a lavorare per la Numero Uno di Mogol. Ero nella sede della Galleria del Corso quando sentii lo scoppio della bomba di piazza Fontana. La mia ambizione non era quella di fare il cantante ma il musicista nelle band. Mi ha convinto a cantare Alfredo Cerruti, allora discografico della Cgd. Ed è cambiato tutto».
Dopo le grandi hit, in cima alle classifiche italiane, Tozzi ha avuto più successo all’estero che in patria. «Forse perché con i critici musicali italiani non ho mai avuto un grande feeling — spiega —. Se non facevi parte di quella nicchia di cantautori politicizzati venivi considerato commerciale. All’inizio dicevano che le mie erano solo canzonette, poi si sono accorti che avevo un repertorio completo. forse mi ha aiutato il successo della versione inglese di “Gloria” cantata in “Flashdance” da Laura Branigan. Lì ho capito di essere conosciuto anche nel mondo. Ho avuto anche grandi riconoscimenti, come il Golden Globe del 1982». Senza troppa nostalgia, Tozzi rimpiange la musica di un tempo. «Di sicuro alla mia epoca non avrei partecipato a X Factor per fare la meteora. Ai miei tempi c’erano persone che ti seguivano e consigliavano, produttori e discografici affidabili. Io lavoravo con Bigazzi, questi ragazzi sono abbandonati al loro destino».
Fama mondiale «Sono stato aiutato dalla versione inglese del brano Gloria cantato in Flashdance»