Chiuso il bar «Las Vegas» legato al boss Errante Parrino
Il provvedimento di chiusura, per un gioco del destino, è arrivato poche ore prima che ad Abbiategrasso — sabato — una trentina di associazioni antimafia e sindaci sfilassero in corteo contro la presenza delle mafie. Il bar «Las Vegas» intestato alla figlia del boss Paolo Errante Parrino, parente acquisito della famiglia di Matteo Messina Denaro, è stato chiuso dalla prefettura con provvedimento del prefetto Claudio Sgaraglia, per il rischio di condizionamenti della mafia sull’impresa commerciale. E al centro del provvedimento notificato nei giorni scorsi ci sono i legami (vecchi e nuovi) del boss Errante con Cosa Nostra, ma
anche con elementi della ‘ndrangheta e della camorra. Legami che sono emersi di recente anche con l’inchiesta Hydra della Dda e dei carabinieri del Nucleo investigativo di via della Moscova. Indagine sulla quale si sta per aprire il riesame dopo il rigetto di numerose richieste di ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte del gip. Tra queste anche quella per il «fumantino» don Paolo Aurelio Errante Parrino, 77 anni, protagonista di effervescenti rapporti con i giornalisti (la troupe di Report cacciata con minacce dal locale) e con gli amministratori locali. Come in occasione della conversazione intercettata con il sindaco di Abbiategrasso Cesare Nai che si era presentato nel bar di famiglia per una «controversia» tra Errante e il Comune. Incontro che si era concluso con le minacce del boss ad un dipendente comunale di fronte alle quali il sindaco non aveva in alcun modo replicato, interrotto la conversazione, né sporto denuncia, ma anzi aveva riso. Nel locale, formalmente intestato alla figlia Giuseppina, come documentato da carabinieri e prefettura, il ruolo di Errante Parrino era attivo. «L’attività economica — rileva la prefettura — è chiaramente condizionata dalla figura di Paolo Errante Parrino, che opera in via continuativa all’interno dell’impresa». Per corso Monforte Errante (condannato nel ‘97 a 10 anni in un’inchiesta con Riina e Francesco Messina Denaro) non ha «mai esplicitamente rinnegato» di aver fatto parte del sodalizio mafioso.