Il successo dei cocktail in busta «Idea nata dalle capsule di caffè»
I fondatori di Nio: abbiamo iniziato nel garage di casa. Ora fatturiamo 7 milioni
Hanno iniziato in due nel garage di casa con una macchina semiautomatica. «Imbustavamo 500 cocktail al giorno. Adesso, nello stabilimento di Cambiago, arriviamo a 16 mila confezioni e abbiamo 50 dipendenti», racconta Alessandro Palmarin, 40 anni, fondatore di «Nio Cocktails» insieme con l’amico Luca Quagliano, 47 anni. «Nio» sta per «needs ice only» perché i cocktail sono premiscelati, basta aprire la busta, versare il contenuto nel bicchiere e aggiungere il ghiaccio. Distribuiti in oltre 20 Paesi, l’azienda ne produce 3 milioni all’anno e fattura 7 milioni di euro, «ma l’obiettivo è arrivare a 10 milioni entro il 2024», spiega Palmarin.
Com’è nata l’idea?
«Non eravamo del settore, entrambi laureati in Economia lavoravamo in grandi multinazionali. Una sera, dopo una cena in casa in cui avevamo esagerato un po’ con il bere, non volevamo metterci in macchina per andare in un bar. Così abbiamo provato a fare dei drink con quello che avevamo a disposizione».
E com’è andata?
«Il risultato è stato molto deludente. Mentre ci cimentavano nei cocktail un amico si è fatto un caffè con le capsule: da lì l’illuminazione. Ci siamo domandati perché non esistesse un modo altrettanto semplice di fare in casa cocktail premiscelati e di alta qualità: era il 2017, nel giro di poco abbiamo mollato i nostri lavori per dedicarci solo a questo progetto».
Coinvolgendo anche un barman…
«Patrick Pistolesi titolare del Drink Kong di Roma, bar al 21esimo posto di “The World’s 50 Best Bars”, la classifica dei migliori al mondo. Le ricette dei nostri drink sono firmate da lui, per noi è un sigillo di garanzia importante».
Come sono stati gli inizi?
«Molto difficili soprattutto a causa della burocrazia. Poi perché innovare il mondo del food and beverage in Italia è quasi impossibile così come far passare l’idea che un prodotto imbustato sia di qualità».
Quando vi siete resi conto
che ce l’avevate fatta?
«Durante la pandemia. Quando è scattato il lockdown abbiamo deciso di investire tutto il nostro budget sullo sviluppo dell’e-commerce».
Un’attività in crescita.
«Crediamo funzionerà anche in futuro. Per il packaging mi sono ispirato ai cd e il nostro sogno è che un domani tutti possano avere in casa una libreria di cocktail pronti all’uso».
Quanto costano?
«Intorno ai 6 euro l’uno: non hanno scadenza perché l’alcol funziona da conservante naturale. Si può scegliere tra venti classici, dal Negroni, al Cosmopolitan, dal Daiquiri al Margarita. Ma poi firmiamo anche collezioni ed edizioni speciali con vari brand».
Non c’è, però, lo Spritz. «È a base di Prosecco e la bollicina va gustata appena stappata».
Il paese in cui vendete di più?
«Inghilterra, dove si compra molto online e c’è una cultura dei cocktail radicata. Durante la pandemia, la conduttrice del programma tv “The Morning Show” ha gustato un nostro drink e il nostro sito è impazzito. Non vogliamo sostituirci al barman ma portare un drink di qualità laddove non c’è la possibilità di prepararlo».