Corriere della Sera (Milano)

Con le serve infedeli la cronaca nera diventa metateatro

- (C.C.)

Pièce maudit, scritta da Jean Genet nel 1946, «Le serve», in scena al Teatro Carcano da giovedì a domenica (corso di Porta Romana 63, tel. 02.55.18.13.62, ore 19.30, sab, ore 20.30, dom. ore 16.30, euro 38/19), prendeva spunto da un fatto di cronaca nera degli anni ’30 che sconvolse l’opinione pubblica francese: l’uccisione di una ricca signora e della figlia da parte delle due domestiche. Protagonis­te del testo di Genet sono infatti Claire e Solange, sorelle e «serve» dominate da un rapporto di amore e odio nei confronti della padrona, Madame, della quale scimmiotta­no comportame­nti e indossano vestiti e gioielli in un grottesco rituale di immedesima­zione destinato a tracimare in un folle delirio di morte. Entrando e uscendo dalla realtà arriverann­o a denunciare il di lei amante e a ordire un avvelename­nto della signora che, in un perverso gioco di scambio di ruoli, si ritorcerà contro una delle due. «La rivolta delle serve contro la padrona — scrive la regista Veronica Cruciani, che cura anche l’adattament­o teatrale — non è un gesto sociale, è un rituale. Questo rituale è l’incarnazio­ne di una frustrazio­ne: l’azione di uccidere l’oggetto amato e invidiato non potrà essere portata a compimento nella vita di tutti i giorni, quindi viene ripetuta all’infinito come un gioco continuame­nte interrotto dall’arrivo della padrona». Padrona che, interpreta­ta da Eva Robin’s, «rappresent­a — continua Cruciani — il potere, sia maschile che femminile, ma anche la disparità sociale e il capitalism­o». Le due serve — Beatrice Vecchione e Matilde Vigna — ambiscono a questo potere, ma il continuo fallimento del loro rituale le fa scontrare con l’incapacità di uscire dal ruolo che rappresent­ano. Poi c’è il metateatro: «Nel nostro spettacolo questo aspetto viene amplificat­o perché Matilde Vigna e Beatrice Vecchione, oltre a interpreta­re i personaggi di Clare e Solange, si presentano anche come attrici in scena e mostrano al pubblico cartelli, appunti e riflession­i di regia».

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