Zanazzi, i 100 anni del «partigiano della bicicletta»
Fu gregario di Coppi: il ricordo al Vigorelli
Renzo Zanazzi oggi avrebbe compiuto 100 anni. È stato tra i più forti gregari sia di Coppi sia di Bartali, ma ha anche vinto di suo: tre tappe al Giro d’Italia, una nel 1946 e due nel 1947, anno in cui vestì per tre giorni la maglia rosa. Nato nel comune di Marcaria, in provincia di Mantova, figlio di un contadino emigrato a Milano a fare la guardia giurata, è diventato un simbolo della città che ama la cultura sportiva.
«La Milano del sciur Vigorelli e della pista, da troppi anni segnata dall’incuria, che nel suo nome è culla di record e storie novecentesche», scrive Gabriele Santoro, in un articolo intitolato «Renzo Zanazzi, partigiano della bicicletta». Al Vigorelli ci andava fin da bambino. Lassù fra la rete e i cartelloni pubblicitari, dove la pista sembrava precipitare giù da un muro, studiava l’equilibrio degli idoli». Era un trascinatore, anche dei suoi due fratelli minori, Valeriano e Mario, che l’hanno seguito sulle strade del ciclismo professionistico, senza riuscire quasi mai a stargli a ruota. Ritiratosi dalle corse, aprì un negozio di riparazione biciclette, in via Solari, dove c’era appesa una sua foto con i fratelli Coppi. Poi è stato anche allenatore, tecnico, direttore sportivo, organizzatore. E non smise mai di pedalare, fino alla fine. Zanazzi, El Zanass per gli amici, era ed è rimasto un riferimento per tutti quelli che corrono, o provano a farlo, dietro alla passione delle bici da corsa sulle strade di campagna tra Milano e Pavia. Consigliava, spronava e poi, quasi sempre, staccava. Morì il 28 gennaio 2014, a 89 anni.
«Il suo ciclismo è un’allegoria della vita», dice Marco Pastonesi, autore del libro «Diavolo d’un corridore». «Ogni pedalata era una lezione. Istintivo, sincero. Secco, asciutto, tagliente. Anagraficamente vecchio, naturalmente giovane. Genuino. A volte, cattivo, così come lo era, sempre, in corsa. Allegro, divertente, perfino spettacolare. Esplosivo. Prima da corridore. Poi da cantastorie, non canta storie. La storia raccontata — in prima persona — da uno che la storia l’ha incrociata e percorsa, attraversata e accompagnata. Non solo da ciclista, ma anche da ragazzino e da uomo, da partigiano. La storia vissuta sulla strada e in pista, in fuga e all’inseguimento, davanti, in mezzo, in fondo al gruppo. La storia non ufficiale, ma reale. Dove non ci sono santi ed eroi, semmai soldati e guerrieri, molti in bicicletta, ma anche a piedi».
Milano celebrerà i 100 anni di Renzo Zanazzi questa sera alle 18,30 nello Spazio Vigorelli, messo a disposizione dal comitato del Velodromo. Cento minuti di conversazione ciclistica a cura di Marco Pastonesi, con racconti, ricordi, storie e curiosità, non solo su Zanazzi, ma anche su compagni e avversari. Con alcuni senatori, (dall’olimpionico Marino Vigna a Ernesto Colnago, dal tricolore Alberto Morellini, a Dino Zandegù, da Morena Tartagni prima medaglia mondiale italiana ad Alfredo Bonariva ultimo gregario di Fausto Coppi), giornalisti e scrittori. Domani, dopo le parole i chilometri. Sempre 100, per tutti i ciclisti che vogliono stare in scia di questo corridore sulle sue strade, ormai battezzate per sempre come «il Giro Zanazzi».