Corriere della Sera (Milano)

Zanazzi, i 100 anni del «partigiano della bicicletta»

Fu gregario di Coppi: il ricordo al Vigorelli

- Di Stefano Rodi

Renzo Zanazzi oggi avrebbe compiuto 100 anni. È stato tra i più forti gregari sia di Coppi sia di Bartali, ma ha anche vinto di suo: tre tappe al Giro d’Italia, una nel 1946 e due nel 1947, anno in cui vestì per tre giorni la maglia rosa. Nato nel comune di Marcaria, in provincia di Mantova, figlio di un contadino emigrato a Milano a fare la guardia giurata, è diventato un simbolo della città che ama la cultura sportiva.

«La Milano del sciur Vigorelli e della pista, da troppi anni segnata dall’incuria, che nel suo nome è culla di record e storie novecentes­che», scrive Gabriele Santoro, in un articolo intitolato «Renzo Zanazzi, partigiano della bicicletta». Al Vigorelli ci andava fin da bambino. Lassù fra la rete e i cartelloni pubblicita­ri, dove la pista sembrava precipitar­e giù da un muro, studiava l’equilibrio degli idoli». Era un trascinato­re, anche dei suoi due fratelli minori, Valeriano e Mario, che l’hanno seguito sulle strade del ciclismo profession­istico, senza riuscire quasi mai a stargli a ruota. Ritiratosi dalle corse, aprì un negozio di riparazion­e biciclette, in via Solari, dove c’era appesa una sua foto con i fratelli Coppi. Poi è stato anche allenatore, tecnico, direttore sportivo, organizzat­ore. E non smise mai di pedalare, fino alla fine. Zanazzi, El Zanass per gli amici, era ed è rimasto un riferiment­o per tutti quelli che corrono, o provano a farlo, dietro alla passione delle bici da corsa sulle strade di campagna tra Milano e Pavia. Consigliav­a, spronava e poi, quasi sempre, staccava. Morì il 28 gennaio 2014, a 89 anni.

«Il suo ciclismo è un’allegoria della vita», dice Marco Pastonesi, autore del libro «Diavolo d’un corridore». «Ogni pedalata era una lezione. Istintivo, sincero. Secco, asciutto, tagliente. Anagrafica­mente vecchio, naturalmen­te giovane. Genuino. A volte, cattivo, così come lo era, sempre, in corsa. Allegro, divertente, perfino spettacola­re. Esplosivo. Prima da corridore. Poi da cantastori­e, non canta storie. La storia raccontata — in prima persona — da uno che la storia l’ha incrociata e percorsa, attraversa­ta e accompagna­ta. Non solo da ciclista, ma anche da ragazzino e da uomo, da partigiano. La storia vissuta sulla strada e in pista, in fuga e all’inseguimen­to, davanti, in mezzo, in fondo al gruppo. La storia non ufficiale, ma reale. Dove non ci sono santi ed eroi, semmai soldati e guerrieri, molti in bicicletta, ma anche a piedi».

Milano celebrerà i 100 anni di Renzo Zanazzi questa sera alle 18,30 nello Spazio Vigorelli, messo a disposizio­ne dal comitato del Velodromo. Cento minuti di conversazi­one ciclistica a cura di Marco Pastonesi, con racconti, ricordi, storie e curiosità, non solo su Zanazzi, ma anche su compagni e avversari. Con alcuni senatori, (dall’olimpionic­o Marino Vigna a Ernesto Colnago, dal tricolore Alberto Morellini, a Dino Zandegù, da Morena Tartagni prima medaglia mondiale italiana ad Alfredo Bonariva ultimo gregario di Fausto Coppi), giornalist­i e scrittori. Domani, dopo le parole i chilometri. Sempre 100, per tutti i ciclisti che vogliono stare in scia di questo corridore sulle sue strade, ormai battezzate per sempre come «il Giro Zanazzi».

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 ?? ?? L’album Sopra, Hugo Koblet incita Zanazzi al Giro d’Italia del 1950 (foto Lauro Bordin). A destra, Zanazzi allenatore al Vigorelli con un suo corridore
L’album Sopra, Hugo Koblet incita Zanazzi al Giro d’Italia del 1950 (foto Lauro Bordin). A destra, Zanazzi allenatore al Vigorelli con un suo corridore

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