«C’è troppa politica Vorrei Meyer e Chailly per altri tre anni»
Vista dal loggionista Marco Vizzardelli, quello che alla prima del 7 dicembre urlò rivolto verso il Palco Reale «Viva l’Italia antifascista», la situazione della Scala è pericolosa e molto politicizzata. La sua idea, a suo dire condivisa da molti melomani (i cui pareri sono assai ondivaghi), va molto oltre quanto proposto dal Cda.
Cosa ne pensa, gli abbiamo chiesto ieri sera mentre si recava per la quarta volta (prova compresa) ad assistere a «La Rondine» di Puccini, dell’estensione di un anno, fino al 2026, del contratto del sovrintendente Dominique Meyer?
«Io sarei di una idea di questo tipo: proroga di più di un anno, almeno di due o tre anni, sia a Meyer che al direttore Riccardo Chailly».
Ma questo è impossibile per la nuova legge sul limite di 70 anni...
«Chissenefrega. La Scala è una fondazione di diritto privato: faccia valere le proprie ragioni, non sono un legale e spero si possa aggirare questo limite».
Ogni tanto si deve cambiare...
«La Scala è un grandissimo teatro, il massimo teatro e non ha bisogno di girate di ingegno bensì di calma (che detto da Marco Vizzardelli..., ndr) e tempo per programmare l’avvicendamento. Così non funziona. Non si fa così nei confronti di Fortunato Ortombina e Daniele Gatti, due alte figure rispettabilissime e non da usare».
Le piacciono?
«Sono qualificatissimi, certo, io ho fatto anche una petizione per avere Gatti alla Scala!
Ma ora ci vuole gratitudine per quel che Chailly ha fatto e sta facendo per la qualità dell’orchestra, premiata anche a livello mondiale. Meyer assicura serenità e buona gestione. La Scala va programmata non con colpi di testa. Non esiste alcun duello Meyer-Ortombina o Chailly-Gatti: due grandi sovrintendenti e due grandi direttori, esiste solo il
bene della Scala».
È uno scontro politico?
«Questo va malissimo. Non può lo scontro politico essere fatto sulla pelle del teatro. Cosa che il comunicato degli orchestrali dei giorni scorsi ha fatto capire benissimo».
Alla Scala, però, ogni cambio di gestione è sempre infuocato...
«C’è sempre troppa fibrillazione in tutti. Ogni volta. Non è un bene per il più grande teatro italiano».
Pensa che il suo parere sia condiviso dal loggione?
«Da quello che riscontro sui blog e dalle voci c’è tanta gente che chiede stabilità e, in futuro, una Scala molto più giovane e intraprendente con qualcuno che porti davvero il rinnovamento».