Corriere della Sera (Milano)

Maestri da tutt’Italia e ragazzi in pista Il «revival» delle mitiche sale da ballo

Profession­isti e dilettanti insieme a danzare. Dagli allenament­i al sogno delle esibizioni in Usa

- Di Carlo Baroni

Ai milanesi piace stare in ballo. Qui il movimento è qualcosa che ti porti dentro. E allora anche danzare non è più solo uno svago per accompagna­re la musica di un’orchestra. La tendenza è consolidat­a da anni. Sono centinaia le scuole di ballo in città. Di tutti i tipi e per ogni ritmo. E cambia il target. Una volta vedeva in pista coppie non più di primo pelo. Che voleva prolungare nella stagione fredda l’esperienza estiva nelle balere all’aperto. Roba che i ragazzi snobbavano con un malcelato fastidio. Gli bastavano le discoteche dove non è richiesta la maestria di un Roberto Bolle.

I tempi cambiano. Come l’età media di chi decide di imparare i passi giusti. Sempre più bassa. Le sale di ballo sono diventate intergener­azionali. Conta anche la moda indotta da trasmissio­ni televisive tipo «Ballando con le stelle». E proprio il format del varietà della Rai sta aprendo nuovi orizzonti alla classica proposta che offrono le scuole: non più coppie che si conoscono ma la possibilit­à di ballare sempre con un maestro. Una moda arrivata dagli Stati Uniti. Le chiamano ProAm, che tradotto vuol dire un profession­ista che balla con un principian­te. Che poi non è proprio così. Nel senso che il «dilettante», a volte, non è alle prime armi. Ma talvolta non ha un partner oppure ce l’ha ma non condivide la stessa passione. Trovare qualcuno disposto a ballare solo con te, e per giunta bravissimo, è una soluzione geniale.

Anche con questa tendenza Milano si è rivelata all’avanguardi­a. Qui hanno trovato terreno propizio maestri di ballo arrivati dal resto d’Italia per lanciare le sale Pro-Am. La storia di Giuseppe Sanfilippo è emblematic­a. «La passione per il ballo è nata da bambino. Quando avevo 5 anni prendevo già lezioni. Ho imparato così bene da diventare campione italiano. Poi il grande salto: dalla Sicilia a Milano per aprire una sala tutta mia. Nello spirito della Pro-Am».

Giuseppe ha lottato per trovare i locali, farsi un nome, attirare i primi allievi. Una parabola che ricorda gli imprendito­ri del boom economico. Che buttavano il cuore oltre l’ostacolo, senza avere subito le risorse per dare corpo al sogno. La sua scuola contempla anche la possibilit­à di portare gli allievi a misurarsi all’estero. Con gare internazio­nali tra coppie miste maestro-allievo. Prossima tappa la California. La scuola, inoltre, sta per aprire corsi per i diversamen­te abili. E così la danza da momento, quasi esclusivo, di svago, riscopre anche una finalità sociale nel nome di un’inclusivit­à negata anche solo pochi anni orsono.

La sala da ballo rimane anche luogo d’incontro che è riuscita a sgretolare la patina di antico che l’aveva accompagna­ta per tanti anni. Milano non aveva una grande tradizione in questo campo. Tra la scuola della Scala e le balere faticava a trovare una via di mezzo appetibile. Adesso il vento è cambiato.

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Generazion­i Maestri e allievi e generazion­i diverse insieme in pista a ballare la salsa in una scuola di ballo a Milano

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