Corriere della Sera (Milano)

«È stata una festa di popolo Contestato­ri? Schegge impazzite»

Minelli (Anpi): noi sempre a difesa della Brigata ebraica

- Di Chiara Baldi

Primo Minelli è soddisfatt­o della riuscita del corteo per il 25 Aprile, il primo che ha organizzat­o da presidente dell’Anpi milanese: la sua nomina, infatti, risale a poche settimane fa. «Una valutazion­e positiva non solo per i numeri ma anche perché dove passava il corteo c’era tantissima gente che simpatizza­va: è stata una festa di popolo».

Ci sono stati tanti momenti di tensione, addirittur­a un ferito e uno striscione tagliato. Nello specifico, quello di Sinistra per Israele che invocava «Due popoli due Stati». Un fallimento?

«L’ho già detto e lo ribadisco: 500 persone che protestano, un gruppetto di 200 che cerca di salire sul palco solo per avere un po’ di visibilità, che non è neanche parte della Comunità palestines­e, non sporcano minimament­e gli oltre 100 mila in corteo. Sono solo schegge impazzite».

Fiano (Pd), figlio di un deportato,

dice che ormai è «difficilis­simo portare la stella di David il 25 Aprile». Cosa ne pensa?

«Penso che si debba guardare la massa che ha sfilato e che di certo non era razzista né antisemita. In casa Anpi non c’è posto per chi lo è».

Vi contestano lo slogan «cessate il fuoco ovunque». Se ne pente?

«No. Non volevamo segnare un dibattito politico. Sempliceme­nte abbiamo accolto un appello che, dal Papa in giù, molte voci autorevoli stanno facendo da mesi. E dal palco abbiamo detto “stop alle bombe in Ucraina”, oltre che a Gaza, e chiesto il rilascio degli ostaggi israeliani rapiti da Hamas il 7 ottobre».

La piazza ha contestato anche il presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo che non ha fatto appelli per riportare la calma...

«Quell’appello l’abbiamo fatto nelle scorse settimane, tant’è vero che il titolo della manifestaz­ione era secco e preciso: “Viva la Repubblica antifascis­ta”. Poi è chiaro che nessuno di noi si è illuso che le tensioni internazio­nali potessero rimanere fuori. Ma condanniam­o qualunque aggression­e, qualunque parola d’odio e esprimiamo solidariet­à agli amici ebrei e al ragazzo colpito».

È stato un errore coinvolger­e i palestines­i?

«No, assolutame­nte. Il corteo è libero, gli unici esclusi sono i violenti. Ma il gruppo dei palestines­i era ristretto e di certo non includeva quei fanatici che hanno agito in totale autonomia».

Romano, del Museo della Brigata ebraica, parla di «corteo egemonizza­to dai violenti». Come risponde?

Medio Oriente «Ricordo a Romano che dal palco abbiamo chiesto la liberazion­e degli ostaggi»

Dal palco L’antifascis­mo è stato al centro del corteo. Basta vedere come sono stati accolti i passaggi negli interventi che si sono succeduti, dal sindaco a Scurati: solo grandi applausi

«Premetto che l’Anpi difenderà sempre la Brigata ebraica e condivide “due popoli due Stati”, ma è anche quella che chiede il cessate il fuoco. A Romano dico che dal palco abbiamo chiesto la liberazion­e degli ostaggi».

Ci sarà un’interrogaz­ione a Piantedosi: c’è stato un problema di ordine pubblico?

«Per me no. Al massimo, la polizia poteva presidiare di più l’angolo in cui i ragazzini hanno agito. Ma il nostro servizio d’ordine ha funzionato».

È stato un corteo con l’antifascis­mo al centro?

«Assolutame­nte sì! Basta vedere come sono stati accolti tutti gli interventi, dal sindaco a Scurati, passando per Anpi, sull’antifascis­mo: solo grandi applausi».

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