Emma Dante, da Ulisse a Cenerentola
Emma Dante racconta «Io, Nessuno e Polifemo», «Operetta burlesca» e il melodramma di Rossini
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Emma Dante in tre dimensioni teatrali: il burlesque, l’intervista impossibile, il melodramma. La regista siciliana si declina in una triade di spettacoli molto diversi tra loro ma complementari. Domani al Vittoria, per Romaeuropa, è in scena con «Operetta burlesca». Sullo stesso palcoscenico, il 4 novembre, debutta con «Io, Nessuno e Polifemo». E dal 22 gennaio al Teatro dell’Opera si cimenta con «La Cenerentola» di Rossini.
«Il primo racconta una storia di oggi, il secondo una storia che appartiene all’epica, il terzo è una favola senza tempo - dice la Dante - Ma soprattutto il secondo e il terzo sono molto riveduti e corretti a modo mio».
La storia di Pietro (interpretato da Carmine Maringola), nella provincia campana ai piedi del Vesuvio, è quella di una donna imprigionata in un corpo maschile. «Lui ha 40 anni, vive in un paesino del napoletano ancora con i genitori e lavora in una pompa di benzina - racconta l’autrice e regista - La sua è una condizione di emarginato, di insoddisfatto, costretto in una prigione fisica e mentale da cui non riesce a evadere. La racconta chiuso nella sua stanza piena di bambole gonfiabili, dove dialoga con le sue ombre, i suoi fantasmi».
Il vulcano troneggia indifferente. «Il Vesuvio rappresenta la terra fertile, la passionalità, l’irruenza sentimentale, tutto ciò che Pietro non può assaporare nella sua quotidiana fatica esistenziale. Ma non è una vicenda drammatica - avverte Emma - tutto è descritto con leggerezza, ironia.. è tutto giocato sui numeri del varietà, sia pure con un sottofondo, un retrogusto di amarezza». E non è semplicemente la storia di un transessuale: «Assolutamente no. La vicenda di Pietro è quella di una persona che nasce nel posto sbagliato, in una famiglia sbagliata e poi anche in un corpo sbagliato. Il suo problema sta nell’inadeguatezza dello stare al mondo. Poi, ovviamente, la questione dell’orientamento sessuale diventa macroscopica in un paese, come l’Italia, dove la Chiesa ci impedisce di essere al passo con l’Europa e con il resto del mondo. È inutile che facciamo finta di essere un paese laico!».
Si volta decisamente pagina con Polifemo: «Io sono in palcoscenico con il Ciclope e con Odisseo, per un dialogo immaginario con il “mostro” antropofago che, per la prima volta, dà al pubblico la sua versione dei fatti». E quale sarebbe? «Polifemo non ritiene di essere il mostro che tutti immaginiamo, anzi, è convinto di essere dotato di una sua forma armoniosa, nonostante l’unico occhio al centro della fronte. E prima dell’arrivo di Odisseo con i suoi compagni, faceva una vita tranquilla, era pacifico, pascolava le sue greggi in un’isola felice. Ma ecco che arrivano gli invasori: si piazzano nella sua caverna, in qualche modo se ne appropriano, mangiano i suoi formaggi, bivaccano e lo sbeffeggiano. Polifemo reagisce, da par suo, all’invasione, tutto qui». Lo scaltro Ulisse, dunque, viene ridimensionato. «Certo! - conferma la Dante - È il grande furbo della storia, l’ingannatore per eccellenza e, nel caso specifico, il provocatore: Odisseo sfotte Polifemo, lo chiama Babbasone, cioè lo scemo del villaggio tanto grande e grosso ma con un piccolo cervello... Polifemo si riscatta».
Ma anche Cenerentola, nella fantasia di Emma Dante diventa tutta un’altra storia. Ride la regista: «Non potrebbe essere altrimenti... Vi aspettavate da me la favola originale?». Certamente no. «Ecco che allora la mia Cenerentola non è la povera scemetta che pensa solo a lustrare casa e a subire angherie dalle terribili sorellastre e dalla matrigna. È una che vince!». Insomma, una Cenerentola alla riscossa? «Sì e da una così non ci si aspetta il perdono dei suoi aguzzini. La mia Cenerentola non perdona: i cattivi verranno puniti». Giustizia è fatta.