Raid squadristi contro bengalesi, 13 sotto inchiesta
Coinvolti 13 esponenti dell’organizzazione di estrema destra: 50 pestaggi contro i bengalesi
Tredici persone indagate in una inchiesta della Procura sul pestaggio in strada di cittadini bengalesi per motivi razziali su ideologie naziste. Almeno 50 casi nel 2012-13. I capi facevano proseliti sul web e nel circolo di Forza Nuova di via Lidia. Coinvolti anche minorenni.
Inneggiando allo zyklon b,il gas dei campi di concentramento nazisti, hanno assalito in tanti contro uno vittime inermi e indifese. Almeno 50 aggressioni tra il 2012 e il 2013 contro remissivi bengalesi colpiti a caso in strada in ronde soprannominate «Bangla tour». La banda, quattro capi del circolo di Forza Nuova di via Lidia, all’Appio, più nove adepti reclutati sul web con campagne a base di odio razziale, è sotto inchiesta della Procura. Le loro case, auto, i luoghi che frequentano sono stai perquisiti dal Ros. Sono tutti romani, uno supera i 40 anni, tutti gli altri non arrivano a 30.
L’inchiesta nasce dal fermo di due minorenni nel 2012 dopo uno dei pestaggi. Vengono poi assolti, avviati a un recupero
Orrore Immigrati assaliti inneggiando ai lager nazisti: adepti reclutati sul web
psicologico anche con l’aiuto di farmaci e dal delirio del loro racconto a un giornale («Si sale in macchina, l’unico maggiorenne guida, e individuato il soggetto si passa all’azione. Il massacro ti scarica i nervi, è terapeutico. Il bengalese è perfetto perché non reagisce e non denuncia»), si risale a monte. Nascosto dietro il nome
Barzum, Gabriele Masci faceva proseliti su Facebook con teorie negazioniste e sulla superiorità della razza bianca. Assieme a Roberto Benignetti, Alessio Costantini e Giovanni Maria Camillacci (43 anni) «promuovevano e dirigevano un gruppo avente lo scopo di incitare alla discriminazione e alla violenza razziale». Sono accusati dal pm Sergio Colaiocco anche di rapina e lesiosto ni ai danni di un bengalese, nel 2011. Casilino, Torpignattara, Prenestino, Acqua Bullicante le aree predilette per i raid. «Tanti non denunciano perché non sono in regola», dice Carlo Scepi, avvocato della comunità del Bangladesh.
Ma le aggressioni razziste raccontano solo una parte della follia. Un membro della banda, Daniele De Santis (solo omonimo dell’estremista a processo per l’omicidio di Ciro Esposito) risponde dello stupro, dopo averle dato della cocaina, di una militante di destra «ospitata» per una sera nella sede di Forza Nuova in via Amulio. Da carnefice a vittima, De Santis viene poi «punito» da Camillacci, Costantini, Alessio Mursia, Alessio Arnaldo Evangelista, Alessio Lala e Andrea Di Cosimo per que- comportamento. Viene portato bendato in un casale sulla Tiberina, fatto inginocchiare pestato e minacciato con una pistola. Un colpo fatto esplodere vicino al volto lo rende in parte sordo a un orecchio. Va appena meglio ad altri tre militanti accusati di «mancanze caratteriali e comportamenti difformi alle logiche del gruppo».
Un altro episodio coinvolge i soliti Costantini e Camillacci con Matteo Stella, Stefano Pinti, Andrea Palmieri, Alessio Castelli, che si scagliano con coltelli e un manganello contro Alessandro Catani, militante di CasaPound. Una vendetta per la rissa in un locale di ponte Milvio, nata su questioni di orientamento politico.