Cari monumenti verdi...
Libri Come Itinerari tra natura, arte e storia: al Parco della Musica la presentazione del volume«Alberi a Roma», di Lanzara e Rivosecchi
Un libro-guida raffinato, colto, agile, che riesce a distinguersi nella gran messe di volumi che la romanistica di genere sforna a ogni pie’ sospinto. Pagine che per un attimo (ma giusto un attimo) riescono perfino a far dimenticare l’incredibile stato di degrado in cui versa il verde storico dell’Eterna Città.
«Alberi a Roma, itinerari di storia e natura tra i monumenti verdi dela città», recita il titolo di quest’opera scritta da Paola Lanzara con Lucia Rivosecchi e pubblicata da Iacobelli (oggi alle 18 all’Auditorium, per la rassegna Libri Come, la presentazione con le autrici, l’ex sindaco Francesco Rutelli, l’autore della prefazione Massimo de Vico Fallani e Lino Lombardi).
Un centinaio di pagine suddivise in cinque itinerari, a loro volta scanditi da capitoli, ciascuno dei quali ha come titolo il nome di una pianta scritto in latino e composto da due parole: il primo è il nome generico, il secondo quello specifico, per lo più secondo il semplice metodo di classificazione-Linneo. Ma al di là della metodologia, ad attrarre il lettore, anche quello non specialista, sono le mille storie e curiosità che questi «monumenti» verdi (ma forse occorrerebbe togliere le virgolette, perché di monumenti si tratta, a tutti gli effetti) sono in grado di raccontare. «Roma come un giardino — si legge nella prefazione — Roma come un frutteto, Roma come un Orto Botanico diffuso ricco di specie esotiche. L’elenco riportato svela una varietà che affascina e contrasta con l’immagine ottocentesca della città papalina dominata da olmi e gelsi». Spaziando tra arte, architettura, storia, aneddotica, il libro svela con brio e originalità questa gran ricchezza (impeccabile anche il corredo grafico con foto e immagini di dipinti), rappresentando al tempo stesso un monito per la sua tutela e conservazione. La mappatura, di fatto un’antologia, spazia tra esemplari pubblici (la gran parte: giardini e alberature stradali) e privati, quando le chiome svettano dietro cancelli di ville e monasteri.
Già solo i titoletti fan venire voglia di saperne di più (o di ripassare per certe strade): il Melograno di piazza Fiammetta ( Punica granatum), il Carrubo di via Arenula ( Ceratonia siliqua), il Fico ( Ficus Caric) dell’omonima piazzetta, lo Spinacristi di via Carlo Alberto ( Gleditsia triacanthos), l’Avocado di piazza Sant’Egidio ( Persea americana) o il Canforo ( Cinnamomum caphora) all’angolo tra le vie Volturno e Cernaia, la cui descrizione dà un’idea del magistrale tocco (quasi neoproustiano) con cui il libro è costruito: «...fino a che un bel giorno aleggiava per casa il caratteristico odore di canfora.. la sostanza che si otteneva da quest’albero era bianca, cristallina, con un odore pungente che proveniva da lidi lontani, ed era il miglior antitarmico. Ormai se n’è perduto l’uso, ma in quell’epoca lontana era per noi odore di fine delle vacanze e di scuola».