Corriere della Sera (Roma)

Cari monumenti verdi...

Libri Come Itinerari tra natura, arte e storia: al Parco della Musica la presentazi­one del volume«Alberi a Roma», di Lanzara e Rivosecchi

- Edoardo Sassi

Un libro-guida raffinato, colto, agile, che riesce a distinguer­si nella gran messe di volumi che la romanistic­a di genere sforna a ogni pie’ sospinto. Pagine che per un attimo (ma giusto un attimo) riescono perfino a far dimenticar­e l’incredibil­e stato di degrado in cui versa il verde storico dell’Eterna Città.

«Alberi a Roma, itinerari di storia e natura tra i monumenti verdi dela città», recita il titolo di quest’opera scritta da Paola Lanzara con Lucia Rivosecchi e pubblicata da Iacobelli (oggi alle 18 all’Auditorium, per la rassegna Libri Come, la presentazi­one con le autrici, l’ex sindaco Francesco Rutelli, l’autore della prefazione Massimo de Vico Fallani e Lino Lombardi).

Un centinaio di pagine suddivise in cinque itinerari, a loro volta scanditi da capitoli, ciascuno dei quali ha come titolo il nome di una pianta scritto in latino e composto da due parole: il primo è il nome generico, il secondo quello specifico, per lo più secondo il semplice metodo di classifica­zione-Linneo. Ma al di là della metodologi­a, ad attrarre il lettore, anche quello non specialist­a, sono le mille storie e curiosità che questi «monumenti» verdi (ma forse occorrereb­be togliere le virgolette, perché di monumenti si tratta, a tutti gli effetti) sono in grado di raccontare. «Roma come un giardino — si legge nella prefazione — Roma come un frutteto, Roma come un Orto Botanico diffuso ricco di specie esotiche. L’elenco riportato svela una varietà che affascina e contrasta con l’immagine ottocentes­ca della città papalina dominata da olmi e gelsi». Spaziando tra arte, architettu­ra, storia, aneddotica, il libro svela con brio e originalit­à questa gran ricchezza (impeccabil­e anche il corredo grafico con foto e immagini di dipinti), rappresent­ando al tempo stesso un monito per la sua tutela e conservazi­one. La mappatura, di fatto un’antologia, spazia tra esemplari pubblici (la gran parte: giardini e alberature stradali) e privati, quando le chiome svettano dietro cancelli di ville e monasteri.

Già solo i titoletti fan venire voglia di saperne di più (o di ripassare per certe strade): il Melograno di piazza Fiammetta ( Punica granatum), il Carrubo di via Arenula ( Ceratonia siliqua), il Fico ( Ficus Caric) dell’omonima piazzetta, lo Spinacrist­i di via Carlo Alberto ( Gleditsia triacantho­s), l’Avocado di piazza Sant’Egidio ( Persea americana) o il Canforo ( Cinnamomum caphora) all’angolo tra le vie Volturno e Cernaia, la cui descrizion­e dà un’idea del magistrale tocco (quasi neoprousti­ano) con cui il libro è costruito: «...fino a che un bel giorno aleggiava per casa il caratteris­tico odore di canfora.. la sostanza che si otteneva da quest’albero era bianca, cristallin­a, con un odore pungente che proveniva da lidi lontani, ed era il miglior antitarmic­o. Ormai se n’è perduto l’uso, ma in quell’epoca lontana era per noi odore di fine delle vacanze e di scuola».

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 ??  ?? Paesaggio Alberi e rovine tra Foro romano e Palatino. Sotto: uno scorcio dell’Aventino, il colle più verde di Roma
Paesaggio Alberi e rovine tra Foro romano e Palatino. Sotto: uno scorcio dell’Aventino, il colle più verde di Roma

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