Tangenti sui lavori di manutenzione, sono 33 gli appalti finiti sotto inchiesta
Un’inchiesta dei pm Alberto Pioletti e Stefano Pesci racconta quale sistema avrebbe tenute aperte le buche nella Capitale e permesso che si riaprissero anche quando riparate.
Per un giro complessivo da 670mila euro di tangenti, ma la stima è per difetto, è indagato quasi per intero il Simu, il dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana che ha sede in via Petroselli. Sul registro della procura c’è il direttore, l’ingegner Roberto Botta, accusato di concorso in turbativa d’asta. C’è il suo braccio destro, Fabrizio Mazzenga, dirigente dell’Ufficio tecnico con mansioni specifiche nella manutenzione stradale. E ci sono i funzionari Armando Balducci, Sandro Cossetto, Fabio Stefano Pellegrini, Alberto Giustiniani, Stefano Serafini, Francesco Pantaleo, Ercole Lalli e Stefano De Angelis, tutti dello stesso dipartimento coinvolti a vario titolo tra ottobre e dicembre dello scorso anno nelle due tranche dell’inchiesta.
Gli indagati sono in totale una ventina, contando anche funzionari e tecnici dei municipi nei municipi I, IV, V, VIII, IX, X, XII, XIV, XV. interessati dalle 33 gare truccate (valore complessivo 16milioni di euro).
Un sistema che, secondo l’accusa, ha funzionato indisturbato per anni e ha consentito a un gruppo di imprese - sempre le stesse - di vincere a rotazione tutti gli appalti per la manutenzione stradale con ribassi fuori mercato e ai funzionari di arricchirsi. Gli imprenditori si «rifacevano» poi sulla qualità scadente dei lavori con le conseguenze sullo stato dell’asfalto della Capitale che è diventato un marchio di infamia nel mondo.
Il meccanismo lo ha raccontato nel suo interrogatorio Alessio Ferrari, braccio destro dell’imprenditore Luigi Martella, che con le sue dodici società ne era il maggior beneficiario: «A via Petroselli è un vero sistema. Il progetto dell’appalto viene scritto con dei margini piuttosto larghi. Cosicché possono dire: “puoi guadagnarci tu e posso guadagnarci io”. Se non accetti ti rimandano indietro i lavori. E all’aggiudicazione si concordano alcune “agevolazioni” senza modificare il capitolato». Un sottobanco con un tariffario variabile dal 3 al 5 per cento del valore totale dell’appalto, come accertato dal Noe. «Si risparmia - ha aggiunto Ferrari - sia sullo spessore dell’asfalto impiegato che sulle modalità di messa in posa dei sampietrini».
Ma Ferrari non è stato il solo a collaborare con gli inquirenti. Anche alcuni dei funzionari coinvolti hanno scelto di parlare con i pm, dando conferme, spiegazioni e prove per arrivare ai vertici del Simu.
Pagate 670.000 euro di tangenti Una ventina gli indagati