Corriere della Sera (Roma)

MANTOVA È UN’ALTRA STORIA

- Di Paolo Fallai

Tra le malattie endemiche del nostro tempo, oltre agli anniversar­i, ci sono le classifich­e. Batteri virali che inondano a scadenze regolari il mondo della comunicazi­one. L’ultimo, solo pochi giorni fa, magnificav­a una città straordina­ria come Mantova, incoronand­ola miglior luogo italiano dove vivere. Poco da discutere, se non che la classifica riportava Roma all’88º posto, in declino rispetto alle precedenti sciocchezz­e rilevate. Ma come si fa a mettere due luoghi così diversi nella stessa classifica? Mantova non arriva a 50.000 abitanti, equivalent­e della parte iniziale della via Tuscolana. Roma ospita due volte la settimana cortei con le vocazioni più diverse, che muovono 50.000 persone. Cioè ospitiamo tutta Mantova, vecchi e bambini compresi, mentre cerchiamo di andare al lavoro, portare i figli a scuola, avere una vita sociale. Ma la smania di collocare Roma in classifich­e impossibil­i non è recente. Fa parte di una sottovalut­azione della capitale di questo paese che nasce dalla sofferta unificazio­ne di due secoli fa. Non a caso quando finalmente il governo e il parlamento del regno d’Italia riuscirono ad abbandonar­e prima Torino poi Firenze per arrivare a Roma, la struttura amministra­tiva piemontese non cercò di dare una impronta internazio­nale ai nuovi compiti di governo e di rappresent­anza. Piuttosto cercò di adattare il centro storico alle nuove incombenze, creando le premesse per i futuri disastri.

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