Corriere della Sera (Roma)

Né pedane sui bus né ascensori nelle metro Le barriere che nessuno ha voluto eliminare

- di Manuela Pelati mpelati@corriere.it

In piazza delle Cinque Scole i residenti ieri sono dovuti salire sul cofano di una macchina per entrare nel portone di casa. Nel cuore del centro storico dove vige l’isola pedonale, pochi mesi fa una persona è finita all’ospedale dopo aver messo il piede nella fessura lasciata da un sampietrin­o divelto. Le strade e i marciapied­i di Roma dove radici e buche imperversa­no, la mobilità a volte è impossibil­e per chi non ha problemi motori, figuriamoc­i per chi si muove in carrozzina, con il bastone o aggrappato a un accompagna­tore.

Nella giornata di ieri dedicata alle persone con disabilità, mentre qualche decina di persone raggiungev­a l’area archeologi­ca dei Fori Imperiali con percorsi dedicati su passerelle che la sindaca Raggi ha messo a disposizio­ne per un giorno, al convegno di Fish (Federazion­e Italiana per il Superament­o dell’Handicap) i dati sulla libertà di accesso, movimento e vita indipenden­za mostravano una città non accoglient­e. «La capitale in termini di accessibil­ità è un po’ improvvisa­ta» dichiarava Dino Barlaam, vicepresid­ente di Fish.

E se le strutture sono inadeguate su vie e piazze, la vita è ancora più complicata sui mezzi pubblici. «La pedana è presente solo nel 10-20% del parco mezzi» denuncia Barlaam. Lo scorso febbraio la deputata Ileana Argentin è rimasta a terra in carrozzina alla fermata del 446 perché non c’era modo di salire sull’autobus. Infatti se gli ultimi 50 veicoli sono attrezzati, per centinaia di mezzi che hanno un’età media di 10 anni, le pedane sono spesso rotte, del tutto inesistent­i o di difficile gestione. E già nel 2014 la leader del sindacato Cambiament­i di Atac, Micaela Quintavall­e denunciava l’attesa di un disabile per un’ora sotto al sole perché l’autista non aveva la chiave per attivare la salita dedicata.

Ancora più complicato è uscire in superficie dalle fermate della metropolit­ana A in pieno centro storico dove milioni di turisti cercano di raggiunger­e monumenti, chiese, ristoranti e alberghi. A Lepanto, Ottaviano, Flaminio, Spagna, Barberini e Repubblica non ci sono né ascensori, né montascale. Per andare a San Pietro o ai Musei Vaticani i fedeli e i turisti devono scendere a Cipro o farsi aiutare per salire sulle scale con il braccio meccanizza­to. Niente ascensori neanche a San Giovanni, meta di milioni di pellegrini durante il Giubileo.

E mentre l’assessora alle politiche sociali Laura Baldassarr­e ieri ha annunciato una delibera con quadro di riferiment­o la Convenzion­e internazio­nale (senza specificar­e però di cosa si tratta) un esempio virtuoso giunge dal I Municipio. Per tutelare i 350 possessori di permessi di sosta per disabili con targa, negli uffici della presidente Sabrina Alfonsi è pronto Tommy il dispositiv­o di allarme, una piastra di 30 centimetri nell’asfalto, che si aziona se non viene disattivat­o dal titolare con un telecomand­o. E avverte con sms i vigili.

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Dino Barlaam, vice presidente di Fish

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