Tavole e grandi banchetti
di «macaroni» organizzata nel 1466 da Paolo II a piazza S. Marco, ai piedi del Campidoglio, per ribadire con l’entusiasmo del popolo la potestà papale sulla Città Eterna. Più tardi, 1513, Leone X volle mostrare la forza dei Medici con un sontuoso banchetto di 21 portate per le nozze del fratello Giuliano. I ricchi borghesi non furono da meno: i Crescenzi allestirono (1472) un’immensa tavolata in piazza S. Eustachio per rallegrare le nozze di un aitante rampollo. Il selciato fu interamente ricoperto di tappeti (anche per delimitare il controllo del territorio), l’argenteria messa in mostra e musica e balli fecero il resto.
Una robusta bibliografia sostiene la ricerca del significato da attribuire al cibo e alle sue celebrazioni nel corso del tempo. Sull’eco dell’Expò milanese dedicata all’alimentazione è stata organizzata dall’associazione Roma nel Rinascimento una serie di conferenze per comprendere quale fu «il ruolo sociale del cibo e l’impatto sui consumi alimentari » quando la città ospitò la corte principesca dei papi, tornati in sede (1420) dopo l’esilio avignonese. Dal primo incontro del 29 novembre con Anna Modigliani, il ciclo si sviluppa fino agli inizi di febbraio presso
la fondazione Besso in Largo Argentina (info: romanelrinascimento.it). Di gran gusto, verrebbe da dire, i titoli delle conferenze di studiosi di varie
università: Banchetti e Potere, Dalla mensa pontificia alla tavola dei letterati, A tavola con i frati, I cereali e il pane, I pesci dei romani, Le carni della città, Formaggi e latticini, Vino e
vini ecc. La sterminata iconografia artistica che illustra l’atto del desinare o dell’asciolvere riproduce vari scenari, sempre mirati a cogliere l’importanza del momento in cui l’uomo si nutre: dimmi cosa e come mangi e sapremo chi sei. Nelle tele di Bruegel, Velazquez e Caravaggio, da Veronese fino a Renoir è sempre un cogliere il senso metaforico dell’atto del nutrirsi. La più famosa rappresentazione di una tavolata resta tuttavia l’Ultima cena di Leonardo. Dal sublime si passa oggi in tv ai toni farseschi con cui il valore simbolico del cibo viene usato per raggiungere se non il potere, il successo sociale. Dopo l’Italia dei sarti e dei calzolai degli ultimi decenni, ecco il Paese dei cuochi con gli chef Cracco, Barbieri, Bastianich e Cannavacciuolo nel ruolo di Mago Merlino.