Corriere della Sera (Roma)

«Io, romano di New York, un montanaro del 1300»

Andrea Sartoretti, protagonis­ta di «Monte» di Naderi

- Stefania Ulivi

Il prossimo 11 gennaio tornerà nella sua città natale, New York, per accompagna­re il film con cui è nelle sale,

Monte del regista iraniano Amir Naderi, per la rassegna «Contenders 2016» dedicata alle venti opere uscite nell’anno in corso «destinate a restare nel tempo». Per Andrea Sartoretti, 45 anni, newyorkese per caso — «Seguendo il lavoro di mio padre, dopo l’America è arrivata Parigi dove ho scoperto l’amore per il cinema. Poi a nove anni siamo tornati a Roma» —, una soddisfazi­one enorme. Consideran­do anche l’impegno che la pellicola ha richiesto. «Il film è stato una sfida nella sfida. È ambientato nel Medioevo, io interpreto Agostino, un montanaro che cerca di abbattere la montagna per riportare la luce nel suo paesello».

Presentato all’ultimo festival di Venezia, Monte è stato girato tra le montagne dell’Ato Adige. Campo base a 1200 metri, ogni giorno almeno altri mille da guadagnare in quota. «Naderi ci ha richiesto un’adesione totale: per settimane niente telefono, molta fatica fisica. Voleva che assumessi le sembianze di un vero montanaro del 1300, togliendom­i dal volto tutti segni della modernità e della città. Chi vive in posti così aspri tende a somigliarg­li. Io, invece, normalment­e ho la faccia di chi ha cercato parcheggio fino a cinque minuti prima...».

Grazie a Monte, Sartoretti e gli altri interpreti come Claudia Potenza, stanno facendo il giro del mondo di festival in festival. Appena tornati da Tokio e dalla Corea, pronti, appunto a volare a New York. «La rassegna del Moma è un grande riconoscim­ento: sapere che hai fatto qualcosa che lascia il segno per un attore è il massimo. Ma già solo il fatto di essere scelto da un maestro come Naderi è stato un premio prezioso — racconta —. Ogni sera

Il film è stato una sfida: abbiamo girato ad alta quota

Amo molto Bufalo della serie «Romanzo criminale», mi ha dato moltissimo

saliva nella mia stanza a raccontarm­i storie della sua vita straordina­ria, per aiutarmi a farle germogliar­e dentro a Agostino».

Sartoretti è molto legato anche a un personaggi­o che gli ha dato molto, il Bufalo della serie tv Romanzo criminale diretta da Stefano Sollima. ««Lo amo alla follia, è stata un’esperienza che mi ha dato moltissimo. Stefano voleva che, visto che dovevamo interpreta­re i membri di una banda, quella della Magliana, tra noi attori si cerasse un vero legame. Così ci ha dato tempo di stare insieme a lungo prima di girare, di conoscerci bene. E, infatti, siamo rimasti amici». Nella vita, ci tiene a precisare, è fatto di tutt’altra pasta. « Sì, non sono molto “Bufalo”, al contrario. Ma per un interprete i cattivi sono un invito a nozze, ti permettono ti affacciart­i e vedere da vicino il lato oscuro. Che ci fa paura ma ci affascina».

Da Roma, ammette, non se ne andrebbe mai. Anche se, essendo nato in Usa, ha anche la cittadinan­za americana («Una cosa molto civile: mi piacerebbe succedesse lo stesso per chi nasce in Italia»). Come tanti romani, dice, è un po’ stanco dei disagi e delle complicazi­oni. Eppure. «Eppure basta che dopo una giornata di pioggia e delirio esca un raggio di sole e te innamori di nuovo: tutto perdonato. Siamo un po’ schiavi della sua bellezza, ti stordisce. Ma potremmo tutti aiutarla a migliorare».

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Sul set Andrea Sartoretti durante una scena del film «Monte» del regista iraniano Amir Naderi, girato ad alta quota

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