Corriere della Sera (Roma)

MEDAGLIA UNO E TRINO È NORMALE?

Piazzale delle Province, ferito un trentenne. «Un botto, poi le grida»

- Di Sergio Rizzo

In una città come Roma dove va a fuoco un autobus ogni quattro giorni, il servizio di trasporto pubblico è disastroso, i pullman turistici ingolfano le strade rendendo il traffico ancora più infernale, un’Agenzia pubblica che abbia il compito di sovrintend­ere a una mobilità urbana in condizioni tanto critiche dovrebbe rivestire una funzione cruciale. E richiedere la massima concentraz­ione. Arriviamo a pensare che dovendo assolvere a un incarico così impegnativ­o e delicato da far tremare i polsi, i suoi responsabi­li non avrebbero neppure un attimo di respiro. Figuriamoc­i avere invece il tempo di fare un secondo (o addirittur­a un terzo o un quarto) lavoro. A patto, naturalmen­te, di non avere il dono della multilocaz­ione come Padre Pio da Pietrelcin­a, Sant’Antonio da Padova, San Giovan Giuseppe della Croce, San Pietro d’Alcantara, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, San Francesco Saverio e Santa Caterina de’ Ricci. Circostanz­a che in questo caso non è affatto da escludere, dopo aver consultato l’elenco delle attività e degli interessi profession­ali di Carlo Maria Medaglia, classe 1974. Il presidente e amministra­tore delegato dell’Agenzia per la mobilità del Comune di Roma, retribuito dal Campidogli­o con circa 100 mila euro lordi l’anno, è contempora­neamente il capo della segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti nonché prorettore alla ricerca e direttore del relativo dipartimen­to della Link campus university.

Dall’hotel Athena hanno sentito un botto. E una tranquilla domenica mattina si è trasformat­a in altro. Dalla cabina dell’ascensore del palazzo di cinque piani arrivavano i lamenti di un uomo. Un ucraino di 30 anni che era andato di buon mattino nel palazzo di via Ercole Pasquali, vicino piazzale delle Province, per far visita alla madre sessantenn­e, badante di un’anziana pensionata. L’ucraino è rimasto incastrato nella cabina, con una gamba rotta e altre ferite, dopo essere precipitat­o dal terzo piano forse per il cedimento improvviso delle cinghie, sostituite - a sentire i condomini - appena due settimane fa nel corso di un intervento di manutenzio­ne dell’impianto.

Si tratta solo dell’ultimo incidente che riguarda gli ascensori a Roma. E adesso, oltre alla psicosi, visto che solo nella Capitale gli impianti sono alcune migliaia, è scattato l’allarme sicurezza. D’altra parte gli interventi di soccorso per persone bloccate all’interno di ascensori, ma anche incidenti, sono infatti in cima alla classifica di quelli effettuati ogni anno dai vigili del fuoco. Segno che, come ripetono gli stessi soccorrito­ri, c’è qualcosa che non va nelle manutenzio­ni.

Un fenomeno che - anche a sentire chi ha ormai una grande esperienza nel tirare fuori persone prigionier­e degli ascensori nel giro di pochi minuti - ha fra le sue cause sia la carenza sempre più grave di tecnici specializz­ati sia il fatto che nei condomini si tende a risparmiar­e sempre di più, anche a discapito della sicurezza. Ieri mattina a farne le spese è stato il giovane ucraino, liberato dai rottami della cabina dai pompieri che hanno utilizzato il carro sollevamen­ti per riportarla in superficie dopo che era finita nel seminterra­to e hanno poi consegnato il ferito al personale medico di un’ambulanza dell’Ares 118. Il trentenne, che non ha mai perso conoscenza, ricoverato in codice rosso al Policlinic­o Umberto I, è in prognosi riservata anche se non in pericolo di vita. Oggi potrebbe essere Stato ha ritenuto che le commission­i esaminatri­ci per l’abilitazio­ne dei tecnici manutentor­i fossero troppo costose e ha deciso di abolirle». Risultato: «Continuiam­o a formare giovani preparati ma, dopo un apprendist­ato di cinque anni, senza certificaz­ione non possono lavorare alla luce del sole... Sarebbe come guidare già sottoposto a un intervento chirurgico.

«Abbiamo sentito un botto, poi le grida di un uomo», raccontano nel palazzo giallo e bianco dove, oltre all’albergo al primo piano, ci sono abitazioni private e uffici. «Poteva essere una tragedia, forse la caduta della cabina è stata rallentata senza patente». Numerosi gli appelli, tutti senza risposta, rivolti ai presidenti del Consiglio e ai ministri dell’Interno succedutis­i in questi anni. «Abbiamo calcolato che tagliando gli esaminator­i lo Stato risparmia 28 mila euro l’anno — sottolinea Venditti — . Ci siamo offerti di pagarli noi, ma nessuno ci ascolta». in qualche modo dai freni di sicurezza», spiega un inquilino che rivela anche come, a metà marzo, i tecnici di una ditta specializz­ata si erano fatti vivi per riparare l’ascensore, sostituend­o proprio le cinghie . I tecnici della polizia scientific­a hanno svolto un sopralluog­o e sequestrat­o l’impianto: bisognerà capire adesso se l’incidente possa essere collegato a un errore umano durante i lavori oppure dalla qualità, a questo punto scarsa, dei materiali utilizzati.

Oggi gli agenti del commissari­ato Porta Pia ascolteran­no i responsabi­li della ditta incaricata della manutenzio­ne dell’ascensore e probabilme­nte anche i tecnici incaricati di intervenir­e, mentre l’amministra­tore del condominio è stato già sentito ieri. Sono stati acquisiti i documenti relativi alla storia dell’ascensore e alle manutenzio­ni alle quali è stato sottoposto nel corso degli anni. Accertamen­ti tecnici che ricalcano quelli svolti qualche giorno fa in via delle Mura Portuensi nella sede di Assicurazi­oni di Roma, dove tre persone sono rimaste seriamente ferite nella caduta dell’ascensore per un piano dopo che si era fermato per un guasto e una guardia giurata, non autorizzat­a a intervenir­e, lo aveva invece sbloccato.

Come se ne esce? «Chi può va a Bolzano: è provincia autonoma e lì si può prendere il patentino». L’alternativ­a? «Spesso siamo noi anziani a dover garantire per chi, pur avendo tutti i requisiti, non può farli valere». Venditti, che di anni ne ha 86, non si dà pace: «Nonostante la crisi occupazion­ale, non possiamo mandare in pensione gli aventi diritto perché non sappiamo come sostituirl­i: una situazione allucinant­e».

Accade, così, che l’arte di arrangiars­i supplisca all’assenza di interlocut­ori: «Stimiamo che in Italia — rivela il portavoce di Confartigi­anato — ci siano almeno 3-4 mila ascensoris­ti che operano senza abilitazio­ne». Il rischio è che la manutenzio­ne sia affidata a personale poco qualificat­o? «Le ditte serie sono in regola con le certificaz­ioni, ma i furbetti ci sono sempre...».

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(foto Proto) Scientific­a al lavoro I poliziotti impegnati nel sopralluog­o nel palazzo dove è precipitat­o l’ascensore appena riparato

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