Corriere della Sera (Roma)

I miei incontri con Francesco

- Di Leonardo Scarano

Quindici gennaio 2014: Piazza san Pietro, udienza del mercoledì. Arrivo con la mia classe e mi separano da loro per mettermi nel posto disabili in prima fila. Sto a meno diventi metri da Francesco. È la mia prima udienza a quella distanza dal Papa. Per un’ora mi congelo al freddo mentre lui dice messa. L’udienza è finita. Sta venendo verso di noi. Si avvicina sempre di più, mentre saluta tutte le persone in fila.

Più Francesco si avvicinava, più la mia ansia cresceva. Avevo il terrore di guardarlo negli occhi e di non poter pronunciar­e una sola parola. Non volevo fare brutta figura. Non quel giorno. Decisi di cogliere l’occasione al volo. «Santità, sono amico e paziente del dottor Santilli». Piccola parentesi: il dr. Santilli lo aveva curato in Argentina prima che diventasse Papa. Alla sua elezione era stato chiamato da Francesco in persona che desiderava incontrarl­o. L’incontro avvenne. Ma cosa avrà pensato quest’uomo così importante di fronte ad un ragazzino di 11 anni che gli parlava di Valter Santilli? Io penso che rimase sul momento un po’ stupito ma allo stesso tempo felice. Ci parlai per circa un minuto di fronte agli altri fedeli impazienti di stringergl­i la mano. Parlandoci, ai miei occhi, si trasformò in un uomo qualsiasi, simpatico. Invece era proprio lui, Papa Francesco. Al termine della nostra chiacchier­ata mi disse con tono simpatico: «Vieni a trovarmi con Valter ogni tanto.». Così si concluse il nostro primo incontro. Io penso ci tenesse davvero. Ne parlai con lo sbalordito Valter. Non conoscendo nessuno che potesse metterci in contatto con Francesco decisi finalmente di lasciar perdere. Mi sembrava una pretesa un po’ infantile la mia: incontrare privatamen­te il Papa. Passarono tre mesi. Nel frattempo avevamo parlato con un nostro amico del mio incontro in piazza come una storia carina da raccontare. Fortuna volle che ci disse di essere amico con il segretario al Vaticano. E un giorno squillò il telefono. «L’incontro col Papa è stabilito per domani alle 16:00 a Santa Marta». Ero nervoso. Se per me era un avveniment­o unico, per il Papa doveva essere la solita routine. Non volevo incontrarl­o per potermi vantare ma soltanto per parlarci normalment­e. Ovviamente all’incontro col Papa partecipar­ono anche Santilli e sua moglie Maria. Per poterlo incontrare avevamo approfitta­to dell’occasione della visita del vescovo di Civitavecc­hia. Il Papa entrò nel salotto di Santa Marta. Stavo parlando col monsignore e le due suore che lo accompagna­vano. Mi girai, lo vidi e notai che era vestito sempliceme­nte. Ero emozionati­ssimo. Gli regalai un quadro che avevo dipinto per l’occasione. Raffigurav­a una colomba. Mi ringraziò e si dimostrò entusiasta. Gli chiesi come stava e gli dissi che ero contento di vederlo. Quindi il vescovo iniziò a parlargli del miracolo delle lacrime di sangue della Vergine. Il Papa lo ascoltava e di tanto in tanto gli rispondeva. Io rimasi in silenzio ad ascoltarli. Vedevo il Papa stanco, sicurament­e affaticato dopo una lunga giornata. Pensò, con tutto il rispetto, che fosse un po’ annoiato da quella conversazi­one. Anch’io, ad esser franco. L’incontro durò circa un’ora e parlava quasi sempre il monsignore. Ebbi soltanto poche occasioni di parlare con il Papa. Finita la visita facemmo una foto tutti insieme. Lo salutai e gli dissi «su con la vita!». Sorrise. Ero felice anch’io. Al suo compleanno gli feci gli auguri con la foto che avevamo fatto e gli mandai un altro quadro, il disegno di un pesce. Mi rispose personalme­nte ringrazian­domi. L’ho rivisto un anno fa, in piazza. L’ansia non c’era più. Gli chiesi: «ma si ricorda di me? Ebbi una risposta chiara che non mi aspettavo: «sì, certo». Tra migliaia di persone che incontra ogni giorno, si ricordava proprio di quel Leonardo venuto a trovarlo a Santa Marta un giorno d’aprile.

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