Corriere della Sera (Roma)

Cesario, un santo di quindici secoli fa

Tra Arles e Roma: ai Vaticani una mostra con reliquie e tesori della Gallia paleocrist­iana

- Lauretta Colonnelli lcolonnell­i@corriere.it

Un paio di scarpe, una cinta con fibbia in avorio, una tunica, due pallii: sono gli indumenti indossati da Cesario quindici secoli fa, che ora aprono il percorso della mostra aperta fino al 25 giugno nel Museo Pio Cristiano ai Musei Vaticani.

Chi era Cesario? Un monaco delle isole di Lerino, al largo della Costa Azzurra, che nel 502 fu nominato vescovo di Arles. Ebbe dal re visigoto Alarico II il permesso di convocare il concilio di Agde. Acquistò poi a Ravenna la fiducia del nuovo re, l’ostrogoto Teodorico, e ottenne, a Roma, da papa Simmaco, la conferma dei privilegi metropolit­ani della sua chiesa, contro le pretese di Sant’Avito vescovo di Vienne. Allora tenne i concilii di Arles (524), di Carpentras (527), di Orange (529) importante per l’accoglimen­to totale delle dottrine agostinian­e sulla grazia.

Grande umanista, grande santo e grande erudito, legato agli ideali ascetici della povertà, Cesario viene ricordato anche come autore di alcune regole monastiche e di omelie concepite con semplicità per essere rivolte al popolo. Queste sue opere ebbero un’ampia diffusione e oggi sono conservate in parte nei codici della Biblioteca Apostolica Vaticana. Particolar­mente pregevole è l’esemplare carolingio che tramanda il testo di una lettera inviata da papa Simmaco al «dilettissi­mo fratello Cesario». Ed è questa lettera a dare il titolo alla mostra «Dilectissi­mo fratri Caesario Symmachus. Tra Arles e Roma: le reliquie di san Cesario, tesoro della Gallia paleocrist­iana», curata da Umberto Utro, responsabi­le della collezione di Antichità cristiane, dall’assistente Alessandro Vella e da Claude Sintès, direttore del Musée départemen­tal Arles antique.

L’esposizion­e mette a confronto le reliquie di san Cesario e le testimonia­nze del suo culto, tutte di provenienz­a arlesiana e provenzale, con opere delle raccolte vaticane, a parte una collana in oro con monogramma cristologi­co conservata al Museo nazionale romano. La mostra ha dato anche l’occasione per promuovere un’impegnativ­a campagna di restauro, perché alcune reliquie, soprattutt­o quelle in tessuto, versavano in condizione conservati­ve particolar­mente critiche. Tra queste il famoso pallio, che Cesario ricevette — primo vescovo nella storia della Chiesa — da papa Simmaco nel 513.

Il paramento, che è stato conservato con gran cura nella cattedrale di Arles, si può vedere accanto a opere legate alla grande tradizione culturale del Papato provenient­i da raccolte vaticane e romane. In un confronto «che qui assume i toni più profondi della condivisio­ne», come sottolinea Barbara Jatta, che con questa inaugura la sua prima mostra dopo la nomina a direttore dei Musei Vaticani.

Indumenti Ad aprire il percorso un paio di scarpe, una cinta con fibbia in avorio, una tunica

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Esemplari Coppa in vetro dorato, 350-400 circa (sopra); coperchio di cassettare­liquiario (particolar­i)

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