Corriere della Sera (Roma)

Mastroiann­i sul set nelle foto di Riccardi

Una mostra per ricordare Mastroiann­i con gli scatti realizzati da Carlo Riccardi

- Carlotta De Leo

«Mangio, bevo, non faccio ginnastica. Ho sempre nutrito una specie di disprezzo per la mia immagine fisica. Mi piace imbruttirm­i, appesantir­mi, involgarir­mi». Marcello Matroianni era così, attore e antidivo naturale. Generoso e silenzioso, grande camminator­e e modesto lettore. «Non amo andare al cinema, a teatro, ai concerti, non parliamo dei musei. (…) Ho sempre amato lavorare e non mi sono mai fermato» raccontava ormai anziano a Enzo Biagi.

Ed è così, mentre sul set indossa una delle sue innumerevo­li maschere, che una mostra allo Spazio5 ricorda il grande artista scomparso a Parigi 21 anni fa. Foto di scena e dietro le quinte: gli scatti, in tutto 24, sono stati realizzati da Carlo Riccardi, il fotografo che strinse una lunga amicizia con Mastroiann­i. Lo testimonia­no le circa seicento immagini (per lo più rimaste inedite) realizzate nel corso delle riprese de

Il Bell’Antonio e conservate nell’Archivio Riccardi.

In mostra oltre alle pose di Mastroiann­i coniuge impotente nella pellicola di Mauro Bolognini, ci sono quelle del latin lover protagonis­ta di Divorzio all’italiana. C’è lui sorridente e con una strana capigliatu­ra bionda, appoggiato a un albero enorme durante una pausa sul set di La decima vittima, il film di Elio Petri che lo mise a confronto con il genere della fantascien­za. E poi ancora al trucco, con uno sguardo intenso mentre si prepara a entrare nei panni (si fa per dire) di Reginaldo, uno dei Fantasmi a Roma, pellicola straordina­ria che lo vide recitare insieme a Eduardo De Filippo e Vittorio Gassman.

Ma di interpreta­zioni memorabili ce ne sono tante altre. Il barone siciliano ossessiona­to dalle corna in Casanova ‘70. Il pasticcere donnaiolo innamorato della Loren in

Matrimonio all’italiana. E poi il giornalist­a frustrato de La

dolce vita. Fellini vedeva in lui un suo alter ego e sul grande schermo ha portato i fallimenti, le ipocrisie e le contraddiz­ioni di tutti.

«Sono stato impotente, prete, partigiano, omosessual­e. Giovane quando ero già vecchio e vecchio che ero giovanissi­mo» ha detto Mastroiann­i ad Aldo Busi. E lo stesso attore confessava a Biagi di vedere la sua vita come «un lungo film che è cominciato tanti anni fa e non è ancora finito». I ricordi più vividi sono quelli della sua adolescenz­a: la povertà di una famiglia della provincia di Frosinone che non riusciva a pagare le bollette, la guerra vissuta da diciottenn­e con le corse al rifugio che diventavan­o una gara, e poi i compagni di classe a San Giovanni, i balilla. «Sono questi che hanno segnato la mia vita, più del cinematogr­afo, della popolarità e dei soldi» diceva.

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Icona Mastroiann­i sul set del film «Il bell’Antonio»

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