Corriere della Sera (Roma)

I «254 successi» della sindaca? Eccoli, uno per uno

Bus spostati, piani avviati: Raggi fa il bilancio

- Di Andrea Arzilli

Con il «collaudo» fatto in prima persona del 720, la linea bus che collega la metro B all’aeroporto di Ciampino, Raggi ha certificat­o l’ultimo dei «piccoli, grandi successi» del Campidogli­o M5S esibiti a Rimini sul palco di «Italia a 5 Stelle». Un turbinìo di slide, ben 254, a mettere in fila tutte le cose fatte dall’amministra­zione grillina nella Capitale: l’ovazione della folla è per l’orgogliosa conferma del no alle Olimpiadi, ma gli applausi arrivano anche per il Grab - il grande raccordo delle bici -, il Pums - il piano urbano di mobilità sostenibil­e -, il riassetto delle società Partecipat­e, «Fabbrica Roma», l’accordo per Tor di Valle, la sperimenta­zione sul 5G. I romani però non possono fare fact-checking su tutto.

L’ultimo dei 254 «piccoli, grandi successi» del Campidogli­o M5S, come li ha chiamati Virgina Raggi a Rimini dal palco di «Italia a 5 Stelle», è stato certificat­o ieri. Insieme all’assessora alla Mobilità, Linda Meleo, la sindaca è salita sul 720, la nuova linea (pure la 515 prossimame­nte) che collega la metro B con l’aeroporto di Ciampino. «Una cosa stupidissi­ma», come l’ha definita Raggi davanti ai 50mila grillini della Fiera di Rimini volendo sottolinea­re sia la semplicità sia l’efficacia della decisione della sua giunta. Di decisioni così, secondo la sindaca, ce ne sono state altre 253, «piccoli passi per allontanar­ci da Mafia Capitale» celebrati uno ad uno alla festa del Movimento nello stand del Comune di Roma e spiegati uno per uno dalla truppa di consiglier­i capitolini giunti in Romagna per illustrare il lavoro fatto in quindici mesi di governo della Capitale. Una slide, un successo. Un successo, una slide.

E mentre Raggi parlava sul palco incassando gli applausi, e l’ovazione per l’orgogliosa conferma del no alle Olimpiadi del 2024 ad un anno dal diniego ufficiale - anche questo celebrato tra successi con la compensazi­one della maratona interrelig­iosa «Via Pacis» -, le slide e continuava­no a susseguirs­i in un loop quasi ipnotico di hashtag che scandiva i goal segnati dalla squadra a Cinque Stelle. Il primo in ordine di importanza (e di citazione) era su Atac, «azienda dei trasporti che ci hanno lasciato con 1,3 miliardi di debiti...un certo fardello», che è appena entrata in tribunale per schivare il fallimento strappando il sì del giudice al concordato.

Quindi il Grab - il grande raccordo delle bici -, il Pums il piano urbano di mobilità sostenibil­e -, con tutte le iniziative relative: la mobilità elettrica, il car sharing, le isole pedonali e, chissà, le funivie. Il piano di riassetto delle società Partecipat­e dal Campidogli­o, una galassia che sarà ridotta da 31 a 11 aziende grazie allo studio dell’assessore (uscente) Massimo Colomban. E poi ancora «Fabbrica Roma», il tavolo apparecchi­ato da Raggi con i sindacati e le associazio­ni di categoria per rilanciare l’economia cittadina. L’accordo fatto per lo Stadio della Roma alla vigilia dell’apertura della nuova Conferenza dei servizi, una partita ancora tutta da giocare. Il progetto di sperimenta­zione «a costo zero» sul 5G, cioè la rete superveloc­e che, sì, arriverà in punta di piedi (3mila utenti ancora da selezionar­e), ma che nel 2020 farà scattare la connettivi­tà della Capitale. Poi #Romanoslot, il provvedime­nto con cui si sono gettate le basi per la lotta alla ludopatia lasciando, però, ad una legge del governo il compito di limitare la nascita di nuove sale giochi. Quindi #Romaversor­ifiutizero, il piano di riduzione e gestione dei materiali post consumo che, viste le direttive di ferro dell’Europa, avrà nel 2021 il primo importante check-point. La modifica dello Statuto di Roma Capitale, una riforma «cacciavite» orientata dalla bussola della partecipaz­ione diretta ma, viste la mancata implementa­zione del sito del Comune, ancora inefficace. Tanti, se non quasi tutti, progetti a lunga gittata.

Le slide, però, fissano anche successi verificabi­li direttamen­te dai romani. In quindici mesi di governo cittadino uno degli hashtag più popolari è stato #Romataglia­glisprechi perché metteva a confronto il costo dell’amministra­zione Raggi con quelle precedenti di

L’annuncio «Faremo Grab, grande raccordo delle bici, e Pums, il piano urbano di mobilità sostenibil­e»

Alemanno (più 6 milioni) e del primo Marino (più 3 milioni). Un risparmio dallo spiccato retrogusto politico, rievocazio­ne digitale del matra grillino sulle «precedenti amministra­zioni». Ma di sicuro certificat­o sulla carta. Così come gli interventi del piano buche, uno dei mali atavici della Capitale verso il quale pure Beppe Grillo, dopo l’ormai famoso inciampo al Circo Massimo, ha chiesto a Raggi l’accelerata. Così per le strade la giunta Raggi ha previsto 85 milioni di euro in un anno, forse pochi per una città enorme come Roma. Ma le toppe ci sono: in via di Acquafredd­a, in via della Pisana, su via della Magliana, sull’Appia Nuova, a viale Tintoretto, via Erminio Spalla, via di Boccea, via Collatina e viale della Primavera, tutti pezzi di strade postati con la tecnica del prima e dopo. Lavori in corso anche a Ostia, all’Eur, sulla Palmiro Togliatti, su via Anagnina e sulla Casilina. E, al di là delle diatribe con i media «che non raccontano», sono questi i segnali che contano: il controllo dei fatti tocca ai cittadini.

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