Autobus e rifiuti, per la città tanti nodi irrisolti
L’elenco della sindaca contiene fatti minimi e massimi, realizzati e soprattutto da realizzare Ma restano per i romani tantissimi problemi da affrontare: vediamo insieme quali
Atac e Ama: a Rimini la sindaca mette tra i successi della sua amministrazione la svolta verso il concordato preventivo della municipalizzata dei trasporti e il piano rifiuti-zero. Atac, però, è ancora in sospeso, è appena entrata in tribunale e aspetta il responso del giudice sulla procedura anti fallimento: entro due settimane sarà chiaro se l’azienda continuerà a svolgere il servizio o cadrà nel baratro del fallimento. Mentre il piano rifiuti-zero di Ama, definito «il piano che il Comune non ha mai avuto», procede a rilento: entro la fine dell’anno la raccolta differenziata doveva arrivare al 48%, invece è ancora ferma al 43%.
Raggi celebra i 254 successi della sua amministrazione, ma non tutte le slide raccontano una verità univoca, quella rappresentata dall’hashtag grillino #Romariparte. Ci sono questioni, infatti, che restano in sospeso in attesa di capire se e quando si potrà esultare davvero.
Come Atac, per esempio, una grana che, a Rimini, la sindaca non si è sentita di definire risolta. Questo perché la municipalizzata dei trasporti del Campidoglio, a rischio default per il maxi debito di 1,4 miliardi di euro, è entrata solo una settimana fa in tribunale per la richiesta di concordato preventivo. La giudice Lucia Odello, che ha affrontato la stessa procedura per Fiera di Roma e Idi, deciderà entro due settimane se concederla o meno. Il che, in sostanza, significa consentire ad Atac di restare pubblica e andare avanti attraverso un progetto di rilancio, e in questo senso c’è grande attesa per il piano industriale ancora sotto studio. Oppure sancire la fine: trattenere i libri mastri in tribunale per l’avvio della procedura che determinerà il fallimento. La cosa ovviamente tiene col fiato sospeso le 12 mila famiglie dei lavoratori Atac, ma anche i fornitori dell’azienda che, se diranno sì alla strategia del concordato, si vedranno comunque ristorare solo una parte del credito accumulato con la municipalizzata. Va ancora trovato, insomma, un punto di equilibrio tra le parti in causa: il Campidoglio con i conti sul filo del rasoio, l’indotto che rischia in ogni caso un contraccolpo letale, l’azienda che è la seconda più importante in Italia per i trasporti e che rischia di scomparire se nei prossimi due mesi (i tempi si accorciano di 60 giorni per la presenza dei decreti ingiuntivi di Trenitalia, Cotral e Roma Tpl) salterà fuori un no nel dialogo (quasi mai sereno) tra le parti; e soprattutto i romani che, tra uno sciopero e l’altro (quello di venerdì lancia l’ennesima giornata di caos), assistono allo sprofondo del servizio tra bus che non arrivano e metro che funzionano a singhiozzo. In sospeso, quindi.
Un po’ come sul versante delle emergenze cittadine: lo scorso 10 settembre, dopo mesi e mesi di siccità — altra emergenza superata a fatica, come del resto l’allarme per la Chikungunya -, su Roma si è scatenato un nubifragio di tre ore e la città è andata subito in tilt. Strade allagate, sottopassi impraticabili, fogne che non riuscivano a drenare i 100 millimetri di pioggia piombati in poche ore sulla Capitale. Come reggere l’urto delle piogge invernali? È la questione che preoccupa il Campidoglio, la bomba d’acqua di inizio settembre ha fatto ri-emergere problemi ancora in cerca di soluzione: la rete fognaria, per esempio, sarebbe da riprogettare. Ma il problema allora è stato di manutenzione, con tombini tappati e caditoie ostruite. E il problema nel problema può essere rappresentato dalla gestione degli oltre 300 mila alberi della Capitale, un polmone vegetale che rende Roma la città più verde d’Europa. Come si intende provvedere con Ama, la partecipata dei rifiuti, o lo sguarnitissimo servizio giardini?
Su Ama, poi, la questione è particolarmente delicata. Le slide esibite in Romagna da Raggi danno il quadro di una potenzialità, non lo spaccato di una realtà. E infatti l’hashtag è congegnato ad arte: #Romaversorifiutizero, dove il «verso» dà il senso di un cammino iniziato e di un traguardo ancora lontano. Il problema è che pure gli step intermedi rischiano di essere disattesi: secondo le direttive europee la raccolta differenziata deve salire al 70% entro il 2021, mentre entro la fine del 2017 la quota dovrebbe raggiungere almeno il 48%. Ma l’incedere di Ama sul fronte del rifiuti-zero è ancora troppo lento: entro dicembre la differenziata sarà ancora più o meno al 43%, e con un «piano di riorganizzazione del porta a porta, di creazione delle isole ecologiche, di centri di riciclo e riuso creativo», per citare una delle 254 slide, ancora in alto mare. Infatti Raggi lo ha definito «piano che il Comune non ha mai avuto». Cioè, il successo è stato farlo partire, non averlo messo in pratica.