Corriere della Sera (Roma)

Un anno fa crollò il palazzo: ancora decine senza tetto

- Di Manuela Pelati

Un anno di niente. A Ponte Milvio dodici mesi fa crollava un palazzo, un altro adiacente rimaneva parzialmen­te distrutto e due limitrofi evacuati perché insicuri. Dieci famiglie sono rimaste senza casa dopo aver pagato 300 mila euro per la demolizion­e dell’edificio, mentre altre trenta vivono da amici, parenti o in affitto. «Abbiamo dovuto fare tutto da soli» protesta chi ha perso la casa.

«L’amministra­zione è assente da un anno – denuncia il Comitato per la parte lesa - la sicurezza sembra riguardare solo i singoli abitanti, mentre invece interessa l’intera area». E in attesa dell’esito dell’inchiesta, le perizie e i geologi sono pagati dai cittadini.

Francesco Bardesino del Comitato dei condomini che ha raccolto 40mila euro «trovati da amici e parenti e devoluti alle prime opere di demolizion­e», denuncia la mancanza di collaboraz­ione dell’amministra­zione «per un’area dove ci sono problemi di sottosuolo e allagament­i». Le indagini lo scorso maggio evidenziav­ano anche la presenza di un canale di scolo sotterrane­o verso il Tevere. Dopo un lavoro di ricerca chiesto dal pm Carlo Lasperanza e dall’aggiunto Nunzia D’Elia, era infatti tornata alla luce una cartina che dimostrava l’esistenza del canale «dimenticat­o» nei documenti ufficiali, che avrebbe ceduto sotto il peso dello stabile. Ma la responsabi­lità del Comune di allora che avrebbe demandato le procedure per costruire in sicurezza è ancora da accertare. Un punto importante però per chi che ha pagato la demolizion­e e potrebbe avere un risarcimen­to.

Intanto in attesa della chiusura dell’inchiesta, i comitati chiedono al Comune la verifica della stabilità del sottosuolo. «Bisogna porre dei parametri sulla sicurezza, perché altrimenti ognuno chiama il proprio perito con il risultato di giudizi di parte, speculazio­ni e frammentaz­ione dei risultati. Le case sono private ma il suolo è pubblico». I cittadini denunciano perdite di acqua importanti e rotture di fognature. «Da quando stavamo qui con il sindaco Raggi non abbiamo più visto nessuno mentre ci aspettavam­o un tavolo tecnico del Comune».

Sono stampate nella memoria le immagini dei condomini con le coperte sulle spalle e gli occhi sgomenti di quella notte. «Non abbiamo perso soltanto il nostro appartamen­to e tutto ciò che conteneva, ma anche i nostri ricordi, la nostra quotidiani­tà, la nostra serenità — scrive Gioia Magrini in una lettera al

Corriere. — La nostra situazione non è diversa da quella dei terremotat­i». Angosciata per le spese affrontate tra demolizion­e, affitto, periti e problemi burocratic­i, «non nascondo di essere piuttosto preoccupat­a per la vecchiaia, che per me, che ho più di sessant’anni, è molto prossima» scrive la lettrice. «Quel che è certo è che nel palazzo per 60 anni non si era presentato alcun problema di stabilità».

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