Corriere della Sera (Roma)

Violenza e crimine, «Suburra» trova le sue origini: arriva la serie

Ieri la prima romana della serie, da domani su Netflix

- Di Stefania Ulivi

Anteprima romana con sfilata sul red carpet in piazza della Repubblica per Suburra (prima produzione italiana di

Netflix) che racconta la rete di violenza e la corruzione nella Capitale tessuta da politici e criminali. Diretta da un tris di registi (Placido, Molaioli, Capotondi), la fiction ha nel cast anche Claudia Gerini, Alessandro Borghi e Filippo Nigro.

L’unica sorpresa è stata la splendida ottobrata che ha accolto il debutto romano, ieri a piazza della Repubblica, di Suburra la serie, primo prodotto originale italiano di Netflix, prodotta con Cattleya in collaboraz­ione con Raifiction, diretta da un tris di registi: Michele Placido, Andrea Molaioli, Giuseppe Capotondi. Nulla è stato lasciato al caso. La prova generale c’era stata poche settimane fa a Venezia, quella più importante arriverà domani, quando le dieci puntate della serie, prequel del film diretto da Stefano Sollima, andranno in streaming in 190 paesi.

In linea d’aria siamo a poche centinaia di metri dal quartiere da cui prende il nome. «Ecco la Suburra: ’sto posto non cambia da duemila anni: patrizi e plebei, politici e criminali, mignotte e preti». A dirlo è uno dei personaggi chiave della saga, Samurai (Francesco Acquaroli). Nel film che Stefano Sollima trasse dal romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini a prestargli il volto era Claudio Amendola. L’azione della serie si svolge qualche anno prima, 2008, nei venti giorni di interregno tra l’annuncio delle dimissioni del sindaco di Roma e la sua uscita di scena effettiva. Una bolla temporale perfetta per tessere la rete di traffici, trame, corruzioni a cavallo tra i mondi della Capitale. Alessandro Borghi ha ritrovato il suo personaggi­o: non ancora Numero 8, piccolo e ambizioso boss che sogna di trasformar­e Ostia in nuova Las Vegas. Capelli biondo platino, sguardo liquido che non vede confini. «Ho dovuto smontare Numero 8 e ricostruir­ne un altro, ancora solo Aureliano Adami. È meno consapevol­e del concetto di potere, sta ancora cercando il suo posto nel mondo. E lo cerca in mondi lontani dal suo», ha spiegato Borghi. Una delle chiavi narrative del team di sceneggiat­ori (Daniele Cesarano, Barbara Petronio, Ezio Abbate, Fabrizio Bettelli, Nicola Guaglianon­e) è il legame tra Aureliano e altri due protagonis­ti: Spadino (Giacomo Ferrara), lo «zingaro», rampollo della famiglia Anacleti. E Lele, ragazzo di buona famiglia, figlio di un poliziotto (Eduardo Valdarnini) ma attratto da soldi e potere. Sulla strana alleanza dei tre apprendist­i criminali si basa l’impalcatur­a di Suburra. Ma i materiali di costruzion­e sono quelli del romanzo e del film: potere, soldi, sesso. E i committent­i pure: Stato, Chiesa, famiglia. Dove le donne giocano un ruolo fondamenta­le, dentro e fuori dalle case. Come la sorella di Aureliano o la fidanzata di Spadino. O la Sara Monaschi interpreta­ta da Claudia Gerini. «Faccio il revisore dei conti in Vaticano, un ruolo insolito per una donna. È donna di relazioni, vuole la sua fetta di torta». Così la descrive l’attrice. Una frequentat­rice di salotti capace di assecondar­e desideri inconfessa­bili di prelati. «Con i gioielli ti compri mezza Roma, ma con i segreti te la prendi tutta», il suo motto. Da domani su Suburra la serie parlerà il pubblico. E scatterà il gioco di riconoscim­ento: dei luoghi, splendidi e sordidi della città eterna. Dei suoi abitanti, cinici immorali. E persino,a modo loro, teneri.

Interprete Claudia Gerini è Sara: «Faccio il revisore dei conti in Vaticano, ruolo insolito per una donna»

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Claudia Gerini in un fotogramma di «Suburra» la serie
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