CRONACA DI UNA PASSEGGIATA COME IN UNA ZONA DI GUERRA
Caro Conti, la scorsa settimana, dopo aver assistito alla presentazione di un libro sulla riduzione dei rifiuti e dovendo rientrare a casa, mi sono avventurata in piazza Euclide. Avrei desiderato prendere un autobus ma un cartello luminoso mi informava che il tempo di attesa era di 38 minuti. Ho deciso di fare una passeggiata, essendo un percorso di meno di 2 km., intanto si era fatto buio. In ordine: ho rischiato di rompermi un piede nelle buche dei marciapiedi di via Siacci, ho dovuto salire e scendere dal marciapiede per evitare di inciampare in sacchi di spazzatura abbandonati fuori dai cassonetti, rischiando di essere investita; sono stata infastidita da alcuni ubriachi che bivaccano abitualmente sulle panchine di piazza Ungheria; sono stata quasi investita da un motociclista mentre tentavo, sulle strisce pedonali scolorite, di attraversa al buio viale Liegi all’altezza de civico 16, perché ormai da mesi l’illuminazione stradale è spenta... Miracolosamente sono arrivata a casa sana e salva e dopo questa esperienza ho deciso che non rinuncerò mai più a usare la macchina.
SMaria Teresa Rosito embra il diario di una abitante di una zona di guerra, o comunque appena uscita da un periodo bellico. Invece siamo a Roma, nel 2017: buche, niente autobus, motorini impazziti, strisce scolorite, vagabondi importuni, rifiuti abbandonati. Da dove cominciare per rimettere a posto il quadro di Roma?