Rifiuti, rivolta a Parioli e San Lorenzo
Troppa immondizia nelle strade. I residenti del II Municipio: «Pagheremo solo la Tari ridotta»
Legali in campo dopo la sentenza della Cassazione. Trattamento dell’indifferenziata in crisi, rischio di un’altra emergenza
Si appellano a un’ordinanza della Cassazione i residenti del II Municipio, che minacciano di pagare solo il 40% della Tari per «disfunzione del servizio raccolta». Sono già una ventina le associazioni del territorio pronte ad aderire allo «sciopero» e ad avviare una class action per «mancata erogazione del servizio». Nel frattempo, dopo che la Rida di Aprilia ha smesso di ricevere una quota d’indifferenziata, si temono nuove emergenze.
«Qui gli avvocati non ci mancano». Nell’affermare la supremazia cittadina in ambito legale, le 20 associazioni del Municipio II - area vasta e piena di esperti di diritto che va da San Lorenzo a piazza Bologna fino ai Parioli - si sono alleate sulla grana delle grane, i cassonetti pieni di rifiuti, annunciando una doppia iniziativa.
La prima è di prospettiva: una class action per chiedere sia ad Ama sia al corpo di polizia locale un maxi risarcimento per «mancata erogazione del servizio». Il riferimento è alla mancata vigilanza delle pattuglie di vigili urbani e, soprattutto, alle difficoltà della municipalizzata dei rifiuti nella raccolta della spazzatura. Che, infatti, si accumula da giorni nei cassonetti dei quartieri «bene» del quadrante nord-est e, causa problemi nel porta a porta, davanti alle case degli abitanti di San Lorenzo. Un’azione legale a cui stanno arrivando adesioni su adesioni, del resto il bacino raccoglie oltre 200 mila abitanti e - dicono i promotori - vede la presenza sul territorio di istituzioni infastidite dai miasmi: Enel, Enea, il policlinico Umberto I e anche la Luiss, tanto per citarne alcune.
La seconda iniziativa è forse ancora più eclatante, anche perché può fare perno su un dispositivo della Cassazione. E prevede lo sciopero della Tari, la tassa sui rifiuti di Roma Capitale, per «disfunzione del servizio di raccolta». Il precedente è l’ordinanza numero 22531 del 2017 emessa dalla sezione tributaria civile della Cassazione: con il dispositivo è stata annullata la decisione della Ctr campana che aveva ritenuto legittimo l’avviso inviato da Equitalia per conto del Comune di Napoli per il pagamento della Tarsu relativa al 2008 ad una società alberghiera. Secondo i giudici della Suprema Corte la riduzione della tassa (non oltre il 40%) «spetta per il solo fatto che il servizio di raccolta, debitamente istituito e attivato, non venga poi concretamente svolto, ovvero venga svolto in grave difformità rispetto alle modalità regolamentari relative alle distanze e capacità dei contenitori ed alla frequenza della raccolta; così da far venire meno le condizioni di ordinaria e agevole fruizione del servizio da parte dell’utente». Insomma, se non c’è servizio, non si deve provvedere a pagare il bollettino che in queste ore sta arrivando nelle case dei romani: come minimo all’utente spetta uno
L’appiglio giuridico La sentenza della Cassazione che ha riconosciuto la diminuzione del 40% a un’azienda di Napoli
«sconto» del 40%, cosa che Ama non ha preso certamente bene.
Nel frattempo, dopo che la Rida di Aprilia ha deciso di non ricevere più una parte dell’indifferenziata della Capitale (tra le 1o0 e le 300 tonnellate al giorno) si teme che nelle prossime settimane le vasche degli impianti Ama possano tornare a riempirsi. Spiega Fabio Altissimi, amministratore unico della Rida: «Da due anni facciamo i vagabondi tra le discariche di altre regioni per il trattamento dei rifiuti di 80 comuni: venerdì abbiamo detto basta». L’imprenditore accusa la giunta Zingaretti di non aver dato seguito alla sentenza del Tar per l’individuazione di siti di smaltimento degli scarti. Altra contestazione: «Abbiamo scritto decine di raccomandate, ma non abbiamo mai ricevuto risposta: ci dicano dove portare i sobballi». Ma fonti di via Cristoforo Colombo chiariscono: «Entro la fine dell’anno aggiorneremo il piano di fabbisogno regionale, fino a quel momento l’esame delle richieste di nuovi siti sono sospese». Il riferimento è, anche, al progetto di realizzare una nuova discarica da 1 milione e 200 mila tonnellate di rifiuti già trattati ad Aprilia presentato dalla Rida: «In conferenza dei servizi la maggior parte dei pareri sono stati sfavorevoli — spiegano dalla Pisana — . Con la crescita della differenziata bisognerà capire quanto materiale da interrare avremo nei prossimi anni e come modulare gli interventi».