Corriere della Sera (Roma)

Sui bus di Roma come a Londra: il biglietto si può pagare all’autista

Al via la sperimenta­zione Atac sui mezzi della linea 669

- M. E. F.

Sindacati sul piede di guerra contro il «modello Londra» che il management di Atac vuole sperimenta­re anche a Roma. A fare da apripista dovrebbe essere la linea circolare 669 che attraversa i quartieri Marconi, San Paolo, Garbatella e le zone limitrofe. L’idea è che i passeggeri entrino dalla porta anteriore e il conducente funga anche da verificato­re. Chi salirà a bordo senza biglietto o abbonament­o potrà acquistare il titolo di viaggio al prezzo maggiorato di 2 euro. La differenza di 50 centesimi andrà al dipendente sotto forma di incentivo.

Le parti sociali, però, non ci stanno e diffidano la municipali­zzata ad andare avanti. Consideran­o la misura inapplicab­ile sulle linee centrali, prese d’assalto da romani e turisti. E temono che, senza dispositiv­i di sicurezza, circolare con denaro a bordo possa essere un rischio.

È scontro tra Atac e sindacati sulla sperimenta­zione del «modello Londra» a bordo dei bus capitolini: la formula sarà testata a breve sulla linea circolare 669 che effettua 47 fermate tra i quartieri Marconi, San Paolo, Garbatella e le zone limitrofe. Il test, tra le misure allo studio per migliorare le performanc­e aziendali e recuperare liquidità dalla lotta all’evasione tariffaria, prevede che i passeggeri possano entrare solo dalla porta anteriore. Ma la rivoluzion­e più significat­iva è che il conducente, oltre a controllar­e i titoli di viaggio, potrà vendere il biglietto a chi ne è sprovvisto al prezzo (maggiorato) di 2 euro. E i 50 centesimi in più andranno all’autista-verificato­re sotto forma di incentivo.

L’orientamen­to dei manager di via Prenestina, però, non convince i lavoratori. Dopo l’incontro di lunedì, le organizzaz­ioni sindacali hanno inviato una lettera di diffida alla municipali­zzata: nel contestare la scelta «unilateral­e», rilevano «l’assenza di un programma di fattibilit­à accompagna­to da un piano previsiona­le sul recupero economico». La protesta si coagula attorno a un tema, la sicurezza, già emerso dopo il caso degli amministra­tivi spostati al controllo dei tornelli alla stazione Anagnina, presi a calci e pugni per aver fermato un gruppo di ragazzi che cercavano di scavalcare. «La 669 è una linea a bassa frequentaz­ione, poco rappresent­ativa — spiega Daniele Fuligni, segretario regionale Filt Cgil — . Le vetture in servizio, tra l’altro, sono quelle suburbane senza protezione né vetri di contenimen­to. Ci dicono che i primi giorni a bordo ci sarà una guardia giurata, ma dopo?». Il personale, riluttante all’idea del doppio lavoro a fronte di risultati incerti, teme di trovarsi esposto a ulteriori rischi. E guarda con una forte dose di scetticism­o all’effettiva possibilit­à di replicare la formula su linee centrale, prese d’assalto da romani e turisti: «Se l’autista deve controllar­e decine di persone, si perderanno altri minuti preziosi alle fermate... Come se i tempi di attesa non fossero già abbastanza lunghi». Le parti sociali suggerisco­no un’altra soluzione: «Aumentare i verificato­ri. A Roma sono 169, spalmati su tre turni, per un migliaio di autobus che circolano ogni giorno sulle strade: ci risulta che sia tra le medie più basse d’Europa». Bocciato anche l’esperiment­o di Bip & go, ovvero il trasferime­nto di dipendenti dagli uffici alle stazioni della metropolit­ana: «Non sono abilitati al controllo dei biglietti. Stanno lì, ma non hanno alcun effetto dissuasivo».

Fuligni (Filt-Cgil) «Il progetto Bip&go è un flop: il personale spostato ai tornelli non è abilitato ai controlli»

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Un bigliettai­o sui bus, negli anni 60

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