Bandi pubblici, le mazzette dell’ex consigliere comunale
Corruzione e truffa: sette in manette per le tangenti sui bandi pubblici milionari
L’ ex consigliere comunale Ignazio Cozzoli Poli (Lista Marchini e poi Gruppo misto) è stato arrestato con altre sette persone per associazione a delinquere, corruzione e truffa aggravata.
«San Luigi m’ha mandato anche la circolare con tutta la modulistica», ascoltavano gli agenti della squadra mobile in un’intercettazione. Già sapendo, però, che la religiosa gratitudine nascondeva una profana devozione per denaro e appalti. E che l’autore della grazia elargita, più modestamente, era un dipendente di Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa) che aiutava i complici ad ottenere finanziamenti contro le regole.
Undici progetti di un unico bando, cinque milioni di euro totali, stavano per essere assegnati seguendo percorsi illeciti. Fotografato un primo passaggio di denaro ascrivibile alla voce corruzione, gli otto arresti (domiciliari) ottenuti ieri dai pm Alberto Pioletti e Simona Marazza hanno bloccato il meccanismo. Facendo emergere, così, quelle connivenze tra imprenditoria, politica e uffici pubblici che gli stessi presunti colpevoli definiscono nelle loro conversazioni «struttura esterna» e «struttura interna». O, nelle parole del giudice, «una consolidata consorteria criminale» che «secondo compiti delineati, agisce congiuntamente per il raggiungimento del suo obbiettivo: l’approvazione di domande di finanziamento per progetti fittizi».
Promotore dell’associazione a delinquere sarebbe, secondo l’accusa, l’ex consigliere comunale Ignazio Cozzoli Poli, coordinatore romano dei Conservatori e Riformisti, eletto da due mandati con la Lista Marchini, passato al gruppo misto e decaduto in primavera sul riconteggio dei voti. «Con le sue conoscenze istituzionali e relazioni politiche — scrive il gip — metteva in contatto i sodali», una rete di esperti del settore e imprenditori disposti a delinquere. Con una serie di prestanome si creavano società ad hoc e progetti fasulli e grazie alle dritte del dipendente Invitalia, Luigi Napoli, e alle consulenze finanziarie di Filippo Marullo si accedeva ai finanziamenti. Decisivo il ruolo dell’avvocato Francesco Capoccia, già capogruppo per l’Udc nell’VIII municipio, che metteva a disposizione il suo studio per gli incontri, la stipula di falsi contratti o per preparare i candidati ai pre colloqui necessari ad ottenere i fondi. Luigi Solfanelli (già capo di gabinetto dell’ex vicesindaco nella giunta Alemanno, Sveva Belviso) reclutava i soggetti con i requisiti di legge chiesti dai bandi (età, sesso, sede del progetto), mentre Emanuele Rigantè di Italia Lavoro spa teneva i contatti tra gli associati e Massimiliano Portaleone, amministratore unico di Automotorgroup, si prestava a stipulare contratti simulati di consulenza e formazione per fatturare le somme
incassate. Il ritorno era sia economico (la spartizione del 5 percento su ogni progetto finanziato) che di consenso elettorale. «A differenza di quanto crede qualcuno, la corruzione “minima” non serve all’imprenditoria, anzi danneggia l’efficienza economica del Paese», commenta il procuratore aggiunto Paolo Ielo.
Napoli, coordinatore e responsabile del settore per i bandi a tasso zero, forniva in anteprima le bozze delle gare, spingeva con i colleghi per l’approvazione dei progetti e anticipava ai candidati amici le domande dell’istruttoria. «Noi ti portiamo ‘sto stock di progetti e ti diamo questa somma», illustrava Rigantè. E il dipendente pubblico incassa da Marullo un anticipo di 600 euro: «Quando ho visto i soldi mi sono cacato sotto, perché praticamente erano tutti sfusi nella tasca», dice Napoli.
Invitalia, che è parte lesa nella vicenda, ha già sospeso — senza stipendio — il dipendente infedele e si dice pronta a collaborare alle indagini.