«Monumental», la danza incontra l’anarchico rock
Post-rock anarchico, apocalittico che si fonde con una danza elettrica, spericolata, estrema: arriva dal Mile-End di Montréal (dal quartiere dei diseredati, degli artisti e dei bobos) «Monumental», uno spettacolo ambizioso come il suo titolo; riunisce GodSpeed You! Black Emperor, band misteriosa e di cult, e Holy Body Tattoo, «défunte» troupe (per dirla sbrigativamente, come oltreoceano) fondata nel 1993 da Dana Gingras e Noam Gagnon e ora sciolta (lei dirige la compagnia Animals of Distinction a Montréal, lui Vision Impure a Vancouver). Messo in scena nel 2005, fu abbandonato perché era un lusso; ora è stato ripreso e gira il mondo, stasera e domani ore 21 arriva all’Auditorium Conciliazione per il Romaeuropa Festival.
La musica - storie di devastazione urbana, ritratti sonori della disperazione - è tratta da «F#A#?», primo album dei GY!BE, ed è eseguita ora dal vivo dalla band che è stata formata nel ’94 dai chitarristi Efrim Menuck e Mike Moya e dal bassista Mauro Pezzente (il nome deriva da una biker gang giapponese); nel 2003 annunciarono un’improvvisa pausa, ritornarono nel 2010 e ora si preparano a un tour europeo per il nuovo album «Luciferian Towers».
«L’impatto della musica dal vivo è enorme, ho visto i ballerini completamente trasformati, un livello di energia esplosivo – raccontano i due coreografi –. È passato un decennio ma è il momento perfetto per ripresentare questo lavoro che mostra un mondo ansimante, nevrotico, la perdita d’innocenza, l’abbandono della fede e degli ideali, l’individuo contro il collettivo, l’angoscia fisica. La difficoltà di trovare la propria voce in un mondo tecnologico, sovraccarico d’informazioni, che cammina su un filo che oscillare».
Un lavoro sulla minaccia della vita urbana, tecnologica, ad alta pressione, fra proiezioni e parole della neoconcettuale statunitense Jenny Holzer. Nove ballerini, white-collar, impiegati in abito grigio, ognuno su un piedistallo illuminato: gesticolano, soffrono graffiano, tic maniacali, ansia, rabbia, paranoia, ostilità, indifferenza. La fatica quotidiana, il caos del mondo moderno, una denuncia coreografica della «Corporate Culture». «Lo spettacolo però non fornisce risposte, è come uno specchio, un prisma, una tavola bianca».