Violenza, le due facce della città
Aggressioni e buone azioni. Permesso di soggiorno a John, che ha fatto catturare un rapinatore a Centocelle La ragazza pestata sul bus: «Perché nessuno mi aiutava?». Premiato un altro nigeriano-eroe
Aggressioni e buone azioni, le due facce di Roma. Giorgia viene assalita e pestata sul bus da un anziano maghrebino, poi denunciato. E due nigeriani ricevono in premio il premesso di soggiorno: John ha fatto arrestare un rapinatore a Centocelle e Samson è stato determinate nella cattura di un padre-orco che vendeva la figlia disabile.
A Roma, una ragazza viene aggredita su un autobus dopo aver chiesto un «per favore» a chi le ordinava con rabbia di cedergli il posto. La ragazza è stata picchiata davanti a tutti, nessuno l’ha difesa, né ha fermato il suo aggressore.
Signora Dacia Maraini, Roma è diventata una città arida e piena di paura?
«Più che altro - risponde la scrittrice da sempre romana di adozione - Roma si è incarognita, c’è una tale aggressività e violenza a partire dalle parole. E il linguaggio è la spia del clima culturale che stiamo vivendo, rispecchia l’ambiente e la nostra città che si trasforma in violenta e rissosa». Si riferisce alla politica? «La politica c’entra, ma non solo. È tutta la società che usa questo genere di linguaggio ormai. Diciamo che i politici danno l’esempio e tutti gli altri lo seguono. Dalla politica fino agli studenti, abbiamo parole aggressive, espressioni violente, volgarità. Sono una scrittrice, per me il linguaggio non è solo una questione di forma e quello di oggi lo trovo ricco di aggressività ma allo stesso tempo molto povero e lontano dalle idee».
C’è un modo per reagire a tanta aggressività? La ragazza picchiata sul bus in fondo chiedeva solo un po’ di educazione...
«Ecco, c’è troppa maleducazione. Invece ci sarebbe bisogno di un’esercitazione alla cortesia e al rispetto dell’altro, un’educazione alla gentilezza che non è solo forma ma una vera e propria esercitazione al pensiero gentile verso l’altro e quindi all’espressione educata, alla cortesia. Questo manca ormai del tutto».
Lei vive da sempre lei a Roma e in tanti anni l’ha vista in tutti i suoi passaggi e cambiamenti. Si è trasformata? Oggi, in questo clima di aggressività e rissosità che ha sottolineato, si sente ancora sicura e protetta nella sua città?
«Ammetto che oggi non andrei più in certe zone dove invece una volta passeggiavo senza paura. Villa Borghese, ad esempio. Una volta ci portavo il mio cane, anche di sera, e non avvertivo quel senso di disagio e allarme che oggi invece sento. Oggi me ne guarderei bene dall’andarci di notte. In altre zone del centro non ho problemi, invece». Ama ancora Roma?
«Roma io continuo ad amarla come sempre. Ma mi rendo conto che è diventata una città troppo convulsa, trafficata, complicata. Per il mio lavoro preferisco lasciarla alla sua confusione e ritirarmi nel mio rifugio sulle mie montagne in Abruzzo».
Linguaggio «L’aggressività e la violenza sono già nelle parole: è la spia di ciò che stiamo vivendo»