Corriere della Sera (Roma)

FAVORITI, MA SENZA CANDIDATO

- Di Antonio Macaluso

Ultimo nella scelta del candidato, primo nei sondaggi. È ancora una volta il paradosso del centrodest­ra che, alle prese con la candidatur­a per la presidenza della Regione Lazio, è al momento lontano dal trovare la quadra.

Con il sostanzial­e via libera del Pd alla ricandidat­ura dell’attuale governator­e, Nicola Zingaretti, e la vittoria di Roberta Lombardi alle regionarie del M5S, comincia a delinearsi la griglia di prima fila delle elezioni. Come già accaduto anche in Sicilia, il centrodest­ra tarda però a trovare un candidato gradito a Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Fino a questo momento si è vista tattica mista a colpi di fioretto, con candidatur­e lanciate o sussurrate per sondare l’umore degli alleati. Così è stato per il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, vicino a FdI, per l’ex sottosegre­tario ai Beni Culturali Francesco Giro (FI), per gli imprendito­ri Aurelio Regina e Luisa Todini, per il presidente della Federnuoto Paolo Barelli. Per motivi diversi, nessuno di loro diventerà probabilme­nte alfiere dello schieramen­to. Anche se i sondaggi indicano il centrodest­ra in avanzata ovunque, è evidente che la scelta del candidato non ammette errori: perché Zingaretti, pur con un Pd in difficoltà, ha lavorato bene; perché la forza della Lombardi, più che dal suo spessore e dalla sua esperienza, deriva – lo ha dimostrato con l’elezione di Raggi a Roma – dal fatto stesso di essere espression­e di un movimento antipartit­ico. Almeno fino a qualche tempo fa.

Ecco perché è evidente che il centrodest­ra non potrà scegliere un candidato di basso profilo, frutto di una contrattaz­ione al ribasso. E se Giorgia Meloni appare l’unica politica dello schieramen­to in grado di vincere, altrettant­o certo – o almeno assai probabile – è che non abbia intenzione di candidarsi in una fase che prospetta la possibilit­à di governare o co-governare il Paese dopo le politiche del 2018. Evitando di scendere a scelte di seconda o terza fila in una regione dove il centrodest­ra in passato non ha dato il meglio di sé – da Storace alla Polverini – appare quasi scontato dover trovare un profilo diverso. Come per Genova, dove il centrodest­ra ha battuto il centrosini­stra grazie al candidato «giusto», il manager Marco Bucci: visione imprendito­riale, esperienza di gestione, indipenden­za politica. Sarà bene, dunque, che la maglia di favorito sia affidata ad un profilo elevato, una persona di esperienza adeguata e, soprattutt­o, in grado di aggregare. Il Lazio non è solo Roma e volerlo governare nella sua complessit­à non può essere l’avventura di una domenica di primavera.

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