Bonaiuto, Mandracchia, Gravina «Serve» (d’autore) per Genet
Stasera al Palladium il debutto delle tre attrici nel capolavoro «dell’assurdo»
Claire, Solange e Madame: tre donne, tre mondi a confronto in una stanza di specchi. Le serve di Jean Genet, uno dei capolavori del teatro dell’assurdo, torna in scena in una nuova edizione di cui sono protagoniste, rispettivamente, Manuela Mandracchia, Anna Bonaiuto e Vanessa Gravina, al Palladium da stasera al 22 ottobre con la regia di Giovanni Anfuso. La più diabolica delle tre è la «serva» Solange: «È la più dura, quella che sovrasta la fragilità della sorella minore Claire - dice Bonaiuto, attualmente impegnata anche sul set del nuovo film di Paolo Sorrentino su Silvio Berlusconi - Ma in verità si tratta di due irrecuperabili infelici, due disgraziate. Il testo di Genet parla della mancanza di identità: le due serve esistono in quanto tali, cioè nella loro funzione; Madame esiste in quanto è la padrona con i suoi gioielli, i vestiti... Un mondo femminile di assenze».
Claire è quella più sedotta da Madame: «Desidera essere la sua padrona, immedesimarsi in lei - continua Mandracchia - È fragile solo in apparenza, perché cerca in continuazione il consenso della sorella maggiore, vuole essere apprezzata, considerata, amata, però poi è colei che alla fine decide di suicidarsi, un atto di coraggio il suo. Un testo scivoloso, questo di Genet, teatrale e letterario al tempo stesso. Una storia ispirata a un fatto di cronaca nera dell’epoca che fece scalpore: due cameriere, tra cui si intuisce un rapporto lesbico, che avevano ucciso la loro padrona».
Vanessa Gravina non ha dubbi: «Il mio personaggio è paradossale: feroce ed esilarante al tempo stesso, è un simbolo nel bene e nel male. E infatti, proprio perché è un simbolo, non ha un nome proprio, in quanto rappresenta tante cose insieme. È affascinante e terribile, gioca sul filo tra verità e finzione. Madame sa tutto ma finge di non sapere nulla, nel contempo è una donna disperata, ingabbiata nella sua condizione. La sua femminilità è ambigua, perché sa essere anche non femminile. Un delicato equilibrio in un testo grottesco».
Cronaca nera La trama si ispira a un fatto reale: due cameriere che uccisero la loro padrona