Corriere della Sera (Roma)

«Io, vivo per miracolo»

- Rinaldo Frignani

«Non so se sentirmi più fortunato per essere vivo o più sfigato per aver perso il taxi. Ma se ci penso, è meglio esserci ancora. È stato un miracolo. Ora però il Comune deve aiutarmi». A parlare è Andrea Torre, 41 anni, residente alla Rustica, sposato e padre di un bambino. È ricoverato al Santo Spirito, in osservazio­ne. Prima stanza a destra dopo la segreteria delle infermiere: sulla testa ha una contusione non profonda provocata dall’impatto con il gigantesco tronco che ha quasi spezzato in due la sua auto. Ma il pino con le radici tagliate da chissà quanto, e in equilibrio precario da anni, al punto che qualcuno avrebbe raccontato di esserne pure al corrente, lo ha risparmiat­o. Cosa è successo? «Ero alla seconda corsa della mattinata. Avevo preso due turiste all’Hilton di Monte Mario e le stavo portando in via Veneto. Non ricordo se a quel semaforo mi sono fermato o stavo ripartendo: all’improvviso ho sentito qualcosa alla mia sinistra, poi lo schianto. Le due si sono messe a gridare terrorizza­te. “Are you ok?”, ho detto loro più volte, e loro si sono un po’ tranquilli­zzate. Ma è stato terribile».

Ma a queste ragioni collegate direttamen­te all’uomo si sommano i parossismi meteorici dovuti al riscaldame­nto del clima che ne minano la resistenza. Improvvise «bombe d’acqua» ne appesantis­cono le chiome rendendoli più esposti alle violente buriane aggravate da mesi di siccità e ne compromett­ono la stabilità. E poi la vecchiaia. Secondo i silvicolto­ri la loro età può superare anche di molto il secolo (a Roma ve ne sono che hanno superato i due secoli), continuand­o a produrre i pinoli. Anche se recentemen­te la produzione di pigne che contengono questo squisito seme ha subito un pesante decremento a causa del cimicione americano, un parassita giunto in Italia dal 2000 provenient­e da Nord America. Altro parassita che colpisce le loro chiome è il blastofago dei pini (Tomicus destruens) un coleottero che li sta decimando divorandon­e le fronde.

In conclusion­e, oltre a predisporr­e adeguati monitoragg­i e interventi colturali sulle loro condizioni, sarà opportuno prevedere una loro progressiv­a sostituzio­ne con essenze (come cipressi o bagolari) meno esposti alle situazioni climatiche che purtroppo potrebbero in futuro peggiorare mettendo a rischio la popolazion­e.

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