Diede farmaci proibiti: spaccio
Dietologo, difeso da Coppi, rinviato a giudizio: una paziente, Catia Parenza, rimase paralizzata
Piero Simoni, dietologo, è stato rinviato a giudizio per aver prescritto anoressizzanti. La paziente, Catia Parenza, manager di 47 anni era stata colta da ictus ed era rimasta paralizzata. Collegata, l’inchiesta sul ministero della Sanità.
Prescriveva pillole antifame alle pazienti: rischia dai quattro ai dieci anni di carcere per aver suggerito sostanze stupefacenti. Il tribunale di Roma ha accolto la linea dura della procura contro i farmaci anoressizzanti e ha rinviato a giudizio il dietologo Piero Simoni per il caso di Catia Parenza, la manager rimasta paralizzata in seguito a una cura dimagrante a base di fenilpropanolamina, sostanza vietata eppure a lungo in circolazione sotto forma di prodotto galenico.
Il medico, assistito dall’avvocato Franco Coppi, dovrà difendersi anche dall’accusa di lesioni gravi. La prima udienza sarà il 28 febbraio 2018.
Secondo il capo d’imputazione, Simoni avrebbe rilasciato «una prescrizione per uso non terapeutico (in quanto vietata la molecola non poteva essere utilizzata per terapie, relativa a preparazione galenica magistrale contenente fenilpropanolamina, sostanza stupefacente in quanto classificata quale precursore di droga». Siamo nel 2014 e la Parenza, 47 anni, sovrappeso, si rivolge a uno specialista perché l’aiuti nella sua battaglia contro i chili in più. Il medico le prescrive alcune pillole che possono essere confezionate in farmacia. La cura ha inizio ma subentra un ictus. La crisi è forte. La donna perde anche l’uso della parola, è costretta a comunicare scrivendo bigliettini. La riabilitazione compie un piccolo miracolo, pian piano Catia Parenza torna a parlare ma resta comunque semiparalizzata. Ora, assistita dall’avvocato Massimo Ionà, si è costituita parte civile al processo. L’episodio era entrato a far parte di una serie di approfondimenti condotti dall’ex procuratore aggiunto Leonardo Frisani e dal consulente Michele Marzulli sul regime di prescrizione delle sostanze anoressizzanti ma soprattutto su quelle che, secondo i magistrati, erano vere e proprie negligenze del ministero della Sanità. Secondo gli approfondimenti della finanza un gruppo di dirigenti ministeriali avrebbero omesso di vigilare sulla somministrazione di queste sostanze da parte di medici e farmacisti. L’inchiesta è ancora aperta.