Santa Marta, restauri in diretta nell’ex chiesa
Il valore dell’apertura della chiesa di Santa Marta al Collegio Romano nella nuova veste di laboratorio «Restauro Aperto» corre su due binari. Da un lato restituisce a romani e turisti un luogo per anni inaccessibile, dall’altro consente di avvicinare uno dei mestieri fondamentali nella tutela e conservazione del patrimonio: il restauratore. Figura abituata a operare dietro le quinte, nascosta da impalcature e pannelli o nella quiete di un’officina.
Da oggi, invece, i professionisti dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro lavoreranno sotto gli occhi di tutti proprio all’interno della chiesa cinquecentesca, trasformata in una sorta di laboratorio satellite dell’Iscr aperto al pubblico. Svelare i tesori nazionali, sia artistici che immateriali come l’eccellenza dei restauratori italiani, è l’obiettivo dell’iniziativa presentata ieri dal ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini e dal direttore dell’Istituto Gisella Capponi. Diverse le attività svolte nelle tre postazioni allestite. Veri e propri cantieri dove seguire le fasi di salvataggio di un’opera d’arte, scoprire come s’interviene sulle parti mancanti di un affresco o spiare il minuzioso lavoro di ricomposizione di un antico mosaico.
Tra i primi interventi «aperti» il restauro della trecentesca Madonna del latte e di due dipinti murali tardo cinquecenteschi appartenenti all’apparato decorativo originale del complesso di Santa Marta. Dalla Villa delle Terme degli stucchi dipinti (I secolo dopo Cristo) provengono invece i settemila frammenti di affreschi e stucchi che saranno puliti e ricomposti dai restauratori dell’Iscr. Mentre arriva da Palazzo Farnese l’affresco staccato del Domenichino raffigurante Narciso. Infine nella chiesa di piazza del Collegio Romano è tornato il dipinto di Francesco Cozza La predica del Battista, finora conservato a Palazzo Barberini. Tutto visitabile gratuitamente ogni prima domenica del mese e su prenotazione dal martedì al venerdì (www.iscr.beniculturali.it).