I soldi della Pa, bollette e stipendi da record d’Italia
Lo rivela uno studio sul 2015 della Ragioneria Generale. Fiducia nei titoli di Stato
Il Lazio incassa di più dallo Stato rispetto alle altre Regioni. Sia perché ospita una vasta fetta di uffici pubblici, dai ministeri a enti locali e agenzie, sia perché qui arrivano i finanziamenti per molte aziende private che hanno la sede a Roma, ma operano su tutto il territorio nazionale. E nel Lazio i cittadini hanno più fiducia nei titoli di Stato rispetto al resto d’Italia, ma sono superati in questo tipo di investimenti solo dai lombardi. Ecco in sintesi alcuni dei dati emersi dallo studio sulla «Spesa statale regionalizzata 2015» elaborato dalla Ragioneria Generale dello Stato - organo del ministero dell’Economia.
Analizzando la ricerca, pubblicata nei giorni scorsi sul sito del Tesoro, su un ammontare complessivo di pagamenti dello Stato, pari a 600,2 miliardi per il 2015, è stato possibile ripartire a livello regionale 259,6 miliardi. La spesa corrente è di 240,3 miliardi, la spesa in conto capitale (investimenti con valenza pluriennale) supera i 19,3 miliardi. Nella casse del Lazio sono finiti poco più di 42 miliardi, di cui 39,3 di spesa corrente e 3 in conto capitale. Fondi utilizzati per pagare gli stipendi di forze dell’ordine, dipendenti statali e degli enti locali, per cancelleria, toner e benzina delle auto di servizio. Senza dimenticare bollette telefoniche,
Risorse Il Lazio è quello che ottiene più trasferimenti nazionali
elettriche e tutto quello che occorre per fare funzionare la macchina pubblica.
Alessandra Sartore, assessore regionale a Bilancio con un passato proprio nel dicastero di via XX Settembre, spiega: «Lo studio contiene i dati sintetici di tutti gli interventi dello Stato in favore dei territori. Si tratta quindi dell’effettiva cassa, i pagamenti a consuntivo, che arriva al territorio, alle Regioni non come ente amministrativo, sia chiaro, ma appunto come ente territoriale». «È un’analisi interessante che va letta e interpretata con molta attenzione - aggiunge l’assessore - in quanto le risultanti sono una sintesi di diversi elementi, quali la localizzazione degli apparati dello Stato, gli interventi di natura emergenziale e per le calamità e le esigenze di natura perequativa di cui all’articolo 119 della Costituzione», che garantisce «autonomia finanziaria di entrata e di spesa».
Tra le voci più rilevanti della spesa corrente nel Lazio il costo del lavoro (8,7 miliardi), cioè la spesa per gli stipendi di ministeriali, professori, bidelli e forze dell’ordine. Altro dato rilevante «i consumi intermedi» (fornitura di beni e servizi) per 5,4 miliardi. Poi tocca alle «imposte pagate sulla produzione» (l’Irap) per altri 770 milioni. Oltre 13,4 miliardi sono i trasferimenti correnti dallo Stato ad amministrazioni pubbliche e enti locali: questa voce prevede la quota di compartecipazione all’Iva che concorre al finanziamento del Fondo sanitario regionale (insieme al bilancio che, da sola, ogni Regione raccoglie attraverso Irap e Irpef). Fanno parte di questo capitolo anche i trasferimenti in parte corrente da Stato a enti locali per funzioni previste negli articoli 117 e 118 della Costituzione (che precisano i compiti e le materie che spettano allo Stato e quelli di competenza degli enti locali). E 9,5 miliardi vanno alle «relazioni finanziarie con le autonomie locali» che fanno parte della voce «federalismo» (6,2 miliardi) e «altri programmi» (2,5 miliardi) per garantire tra l’altro trasporti e politiche sociali. Non fanno parte di questi conteggi le risorse per Asl e ospedali pubblici e convenzionati, che rientrano nel Fondo sanitario nazionale.
Inoltre un altro capitolo importante è quello degli «interessi passivi e redditi da capitale» (9,3 miliardi): si tratta dei rendimenti dei titoli di Stato che una parte dei cittadini scelgono di sottoscrivere in quantità maggiore rispetto alla media nazionale (1.585 euro di spesa pro capite contro i 745 euro di media nazionale). Questo indica un alto livello di ricchezza, legato alle migliaia di lavoratori impegnati nella Pa residenti nel Lazio. Per quanto riguarda i «trasferimenti correnti alle imprese», sui 2,3 miliardi in totale erogati dallo Stato, 476 milioni vanno al Lazio (che rientrano nella legge Sabatini).