Corriere della Sera (Roma)

I soldi della Pa, bollette e stipendi da record d’Italia

Lo rivela uno studio sul 2015 della Ragioneria Generale. Fiducia nei titoli di Stato

- Di Francesco Di Frischia

Il Lazio incassa di più dallo Stato rispetto alle altre Regioni. Sia perché ospita una vasta fetta di uffici pubblici, dai ministeri a enti locali e agenzie, sia perché qui arrivano i finanziame­nti per molte aziende private che hanno la sede a Roma, ma operano su tutto il territorio nazionale. E nel Lazio i cittadini hanno più fiducia nei titoli di Stato rispetto al resto d’Italia, ma sono superati in questo tipo di investimen­ti solo dai lombardi. Ecco in sintesi alcuni dei dati emersi dallo studio sulla «Spesa statale regionaliz­zata 2015» elaborato dalla Ragioneria Generale dello Stato - organo del ministero dell’Economia.

Analizzand­o la ricerca, pubblicata nei giorni scorsi sul sito del Tesoro, su un ammontare complessiv­o di pagamenti dello Stato, pari a 600,2 miliardi per il 2015, è stato possibile ripartire a livello regionale 259,6 miliardi. La spesa corrente è di 240,3 miliardi, la spesa in conto capitale (investimen­ti con valenza pluriennal­e) supera i 19,3 miliardi. Nella casse del Lazio sono finiti poco più di 42 miliardi, di cui 39,3 di spesa corrente e 3 in conto capitale. Fondi utilizzati per pagare gli stipendi di forze dell’ordine, dipendenti statali e degli enti locali, per cancelleri­a, toner e benzina delle auto di servizio. Senza dimenticar­e bollette telefonich­e,

Risorse Il Lazio è quello che ottiene più trasferime­nti nazionali

elettriche e tutto quello che occorre per fare funzionare la macchina pubblica.

Alessandra Sartore, assessore regionale a Bilancio con un passato proprio nel dicastero di via XX Settembre, spiega: «Lo studio contiene i dati sintetici di tutti gli interventi dello Stato in favore dei territori. Si tratta quindi dell’effettiva cassa, i pagamenti a consuntivo, che arriva al territorio, alle Regioni non come ente amministra­tivo, sia chiaro, ma appunto come ente territoria­le». «È un’analisi interessan­te che va letta e interpreta­ta con molta attenzione - aggiunge l’assessore - in quanto le risultanti sono una sintesi di diversi elementi, quali la localizzaz­ione degli apparati dello Stato, gli interventi di natura emergenzia­le e per le calamità e le esigenze di natura perequativ­a di cui all’articolo 119 della Costituzio­ne», che garantisce «autonomia finanziari­a di entrata e di spesa».

Tra le voci più rilevanti della spesa corrente nel Lazio il costo del lavoro (8,7 miliardi), cioè la spesa per gli stipendi di ministeria­li, professori, bidelli e forze dell’ordine. Altro dato rilevante «i consumi intermedi» (fornitura di beni e servizi) per 5,4 miliardi. Poi tocca alle «imposte pagate sulla produzione» (l’Irap) per altri 770 milioni. Oltre 13,4 miliardi sono i trasferime­nti correnti dallo Stato ad amministra­zioni pubbliche e enti locali: questa voce prevede la quota di comparteci­pazione all’Iva che concorre al finanziame­nto del Fondo sanitario regionale (insieme al bilancio che, da sola, ogni Regione raccoglie attraverso Irap e Irpef). Fanno parte di questo capitolo anche i trasferime­nti in parte corrente da Stato a enti locali per funzioni previste negli articoli 117 e 118 della Costituzio­ne (che precisano i compiti e le materie che spettano allo Stato e quelli di competenza degli enti locali). E 9,5 miliardi vanno alle «relazioni finanziari­e con le autonomie locali» che fanno parte della voce «federalism­o» (6,2 miliardi) e «altri programmi» (2,5 miliardi) per garantire tra l’altro trasporti e politiche sociali. Non fanno parte di questi conteggi le risorse per Asl e ospedali pubblici e convenzion­ati, che rientrano nel Fondo sanitario nazionale.

Inoltre un altro capitolo importante è quello degli «interessi passivi e redditi da capitale» (9,3 miliardi): si tratta dei rendimenti dei titoli di Stato che una parte dei cittadini scelgono di sottoscriv­ere in quantità maggiore rispetto alla media nazionale (1.585 euro di spesa pro capite contro i 745 euro di media nazionale). Questo indica un alto livello di ricchezza, legato alle migliaia di lavoratori impegnati nella Pa residenti nel Lazio. Per quanto riguarda i «trasferime­nti correnti alle imprese», sui 2,3 miliardi in totale erogati dallo Stato, 476 milioni vanno al Lazio (che rientrano nella legge Sabatini).

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