Il Piano Atac approda in Tribunale ma dei creditori non c’è traccia
Presentate le linee guida. Si prospetta il trasferimento di dipendenti
Sono state presentate ieri in tribunale le linee guida del piano industriale di Atac. La bozza fissa una serie di obiettivi senza accennare alla lunga lista di creditori, sui quali si gioca la partita del concordato. Tra un mese la stesura definitiva del progetto di risanamento dovrà essere consegnata ai commissari fallimentari. Se per migliorare la produttività il management di via Prenestina vuole portare da 37 a 39 le ore di lavoro settimanali di autisti e macchinisti, una parte degli amministrativi potrebbe essere spostata in altre società partecipate.
Finora la giunta Cinque Stelle ha sempre ribadito che non ci sarebbero stati licenziamenti. La redistribuzione delle risorse, però, era già prevista dal piano di riordino delle partecipate dell’ex assessore, Massimo Colomban. Alcuni dipendenti potrebbero essere trasferiti da Atac negli uffici comunali, mentre la Direzione sosta (la struttura che gestisce i parcheggi) potrebbe essere assorbita dall’Agenzia per la Mobilità. Non solo. In linea con la sperimentazione già avviata, personale degli uffici sarà spostato ai controlli antievasione. Ma con le casse vuote e il maxi debito da 1,3 miliardi, si punta a ottenere maggiori ricavi dalla vendita dei biglietti. E si può leggere in questa chiave il bando indetto da Atac (scadenza il 6 dicembre) per affidare la fornitura di 420 milioni di titoli magnetici spalmata nei quattro anni dell’accordo quadro. Il
La gara Maxi bando per la fornitura di 420 milioni di biglietti
primo contratto applicativo prevede l’ordine di 105 milioni di ticket: dalla vendita, la municipalizzata dovrebbe incassare 158 milioni.
Nel frattempo, sul fronte sindacale cresce il nervosismo: «In Atac va tutto male, ma da dove si comincia? Chiedendo ad autisti e macchinisti di lavorare di più», accusa Renzo Coppini, segretario regionale del Sulct. E mentre Paolo Simioni — presidente, direttore generale e amministratore delegato della municipalizzata — tira dritto, i conducenti della metro B denunciano problemi nella fornitura dei nuovi parabrezza: «Non sono idonei, i segnali ai semafori sono distorti. Abbiamo scritto all’Ustif e chiesto una verifica — incalza Coppini — Aspettiamo di vedere le certificazioni». Il risultato è che, su 25 treni, ne circolano non più di 15-16 al giorno. E secondo gli insider, da qui a una decina di giorni, la situazione potrebbe peggiorare.