Corriere della Sera (Roma)

Prestipino: «A Ostia la mafia c’è Diventi priorità dei nuovi eletti»

Il capo della Direzione distrettua­le antimafia: «Noi più in là non possiamo andare»

- Giovanni Bianconi

Edopo le indagini, sono arrivati i processi a confermare un quadro più che allarmante. Il 28 giugno 2016 Carmine «Romoletto» Spada è stato condannato per l’estorsione ai danni di un tabaccaio con l’aggravante del metodo mafioso; il 16 dicembre, nell’appello del procedimen­to chiamato «Fasciani-bis», sono state confermate le condanne per intestazio­ne fittizia dei beni, sempre con l’aggravante mafiosa. Il 2 febbraio di quest’anno è stata la volta delle concession­i delle spiagge del litorale, con la condanna dell’ex direttore dell’ufficio tecnico Aldo Papalini, accusato di essersi avvalso della complicità del «sorvegliat­o speciale» Armando Spada «e di altre persone riconducib­ili alla medesima famiglia criminale, assai nota nel litorale lidense, avvalendos­i della loro forza intimidatr­ice»; quindi, ancora una volta, con il «metodo mafioso». Il 4 ottobre è toccato ad altri Spada - a cominciare da Massimilia­no, che ha preso 13 anni e 8 mesi - ricevere severe condannate per minacce, violenze tra cui un ferimento e sfratti forzosi dagli alloggi popolari. Sempre con la stessa aggravante.

In più, è stata ribadita la presenza di clan storici di Cosa nostra, come quello dei Triassi legati ai Caruana, che trafficava­no droga con il Nord America. E il verdetto che ha annullato la sentenza d’appello in cui l’associazio­ne a delinquere dei Fasciani era stata privata della qualifica «di stampo mafioso» restituisc­e il quadro di un pezzo di città - un quartiere di Roma, dal punto di vista burocratic­oamministr­ativo - dove più organizzaz­ioni criminali fra loro alleate o in guerra, a seconda dei momenti, condiziona­no la vita degli oltre 200.000 residenti. Non solo per la sicurezza legata alla malavita di strada che traffica in droga, impone estorsioni e si lascia andare a incendi o altre forme di violenza.

«Nei provvedime­nti giudiziari ci sono evidenti segni dei rapporti e relazioni più che sospette di questi ambienti criminali con personaggi degli apparati istituzion­ali», spiega il procurator­e aggiunto di Roma Michele Prestipino, che dal vertice della Direzione distrettua­le antimafia coordina il lavoro investigat­ivo-giudiziari­o su Ostia. Rapporti e relazioni a volte direttamen­te collegate al cosiddetto «metodo mafioso», e in altre occasioni senza quello stigma ma all’intero di un reticolo che conduce sempre agli stessi ambienti criminali. «In diverse occasioni è stato accertato che i gruppi criminali hanno avuto la capacità di arrivare o ottenere ascolto nelle stanze dove si prendono le decisioni», aggiunge il magistrato.

A parte la vicenda del direttore dell’Ufficio tecnico, c’è stato il sequestro del porto turistico di Ostia, una grande potenziale ricchezza finita sotto amministra­zione controllat­a anche per i presunti legami dell’imprendito­re che lo gestiva, Mauro Balini, con esponenti malavitosi e pregiudica­ti considerat­i vicini al clan Fal’occupazion­e sciani. E ancora l’arresto (e una condanna per peculato) per l’ex dirigente del commissari­ato di Ostia, accusato di aiutare il gestore di alcune sale giochi a sua volta ritenuto contiguo a un giovane esponente della famiglia Spada.

«A tutto questo si aggiunge il controllo del territorio da parte delle organizzaz­ioni criminali che, come abbiamo ripetuto più volte, in una metropoli come Roma non è possibile realizzare, ma in un piccolo centro come Ostia sì», continua Prestipino. Che alla vigilia del voto precisa: «Il nostro compito è accertare reati e relative responsabi­lità. Più in là non possiamo andare. Però la nostra attività serve anche a liberare spazi, mettere fine al- illegale di territori e attività dove poi tocca ad altri intervenir­e. In primo luogo la politica e i gestori della pubblica amministra­zione».

Dopo un anno e mezzo di commissari­amento ci sarà una nuova Giunta scelta dai cittadini, e il procurator­e aggiunto di Roma si augura che gli eletti facciano tesoro di ciò che è emerso in questi anni di inchieste, processi e sentenze: «Sarebbe opportuno che chi dovrà governare fosse pienamente consapevol­e che non arriva lì alla scadenza naturale della precedente consiliatu­ra, bensì a causa dello scioglimen­to del Municipio per infiltrazi­oni mafiosi, e si facesse carico di questa realtà. Il ripristino della legalità dovrebbe essere una priorità».

Bisognereb­be, insomma, che la politica - la nuova politica che si affaccia su Ostia - non fosse cieca e sorda rispetto a quello che s’è sentito sul litorale negli ultimi anni.

A dimostrazi­one di un contesto simile ai centri di Sicilia e Calabria su cui pure Prestipino ha indagato nei suoi precedenti incarichi, ci sono episodi di controllo del territorio tipici delle terre di mafia tradiziona­le: dagli appartamen­ti popolari sgomberati per garantire la sorveglian­za sulle piazze di spaccio alle dichiarazi­oni di nuovi pentiti. Gli ultimi hanno già svelato molti traffici, ma continuano a parlare anche di rapporti con la pubblica amministra­zione. Rivelazion­i che fanno prevedere lo svelamento di altre collusioni, che rappresent­eranno un ulteriore banco di prova per il nuovo governo di Ostia.

Il voto Urne aperte il 5 novembre Inchieste «Negli atti evidenti segni di rapporti tra ambienti criminali e apparati istituzion­ali» Litorale La nuova politica non sia cieca e sorda rispetto a quello che s’è sentito negli ultimi anni

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(foto Proto) Allarme Una pizzeria distrutta dal racket in via di Macchia Saponara, a Ostia. A destra, alcuni cassonetti incendiati nel raid di mercoledì notte
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Magistrato Il capo della Direzione distrettua­le antimafia del Lazio, Michele Prestipino

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