Corriere della Sera (Roma)

Livia: «Da lui neanche le scuse»

La rabbia in aula di una delle 57 vittime contagiate con l’Hiv da Valentino Talluto

- Ilaria Sacchetton­i

Lacrime e rabbia: «Se ci pensate, da lui non è venuta neppure una parola di scuse. sarebbe cambiato poco. Ma la malattia sarebbe rimasta. Eppure sarebbe stato un gesto comprensib­ile». Poi però c’e’ anche la solidariet­à: «Quella fra noi, vittime, è molto importante».

Livia convive con la terapia da oltre due anni, ma la cosa più sconcertan­te, al solito, è l’ignoranza: «C’è ancora chi crede che l’Hiv si trasmetta con un bacio...Chi mi ha ferito di più? La mia collega d’ufficio: al principio ha chiesto al capo di spostarla. Come se la semplice vicinanza di scrivania la mettesse in pericolo».

Certo, ormai si parla poco di questo virus. E a complicare tutto c’è la paura: «Un altro episodio, sempre con la mia collega. Un giorno entra in bagno e la sento gridare: “Sangue! Sul pavimento!” Era solo del fard caduto a terra. Capito che vuol dire la paura?».

Il processo, poi, non ha esplorato le ragioni profonde di questa vicenda. Talluto? «Lui aveva l’occasione di dire perché. Non lo ha fatto», sottolinea Livia. In effetti il ragazzo non ha mai saputo spiegare perché sia andato in giro a infettare donne per circa nove anni. Ma a questo, forse, punto importa poco: «Bisogna convivere con i perché. Perché proprio io, ad esempio?».

Lei ha imparato a coabitarci. La solidariet­à e l’amicizia con le altre è venuta fuori in modo naturale: «Siamo collegate in chat, comunichia­mo fra noi. Informazio­ni. Dubbi. Comportame­nti assurdi degli altri. Ci raccontiam­o ogni cosa».

È un modo per sentirsi meno sole. Livia e le altre, nell’aula bunker di Rebibbia (in attesa della sentenza che lo condannerà poi a 24 anni di carcere per lesioni gravissime), raccontano come hanno imparato a fidarsi soprattutt­o di loro stesse. «In casa - prosegue lei - siamo tutte donne, non è stato semplice affrontare anche solo i timori legati alle perdite di sangue. E il ciclo? Abbiamo capito che il virus non si trasmette così», spiega. «Invece - dice - ho dovuto parlare di incidenti stradali ai miei amici. Gli ho detto che se succede qualcosa devono portare gli altri fuori dall’auto e lasciare me dove sono, non toccarmi se sono ferita. Loro mi hanno rassicurat­a».

Per vincere la paura, in fondo, basta poco.

La sentenza Ieri sera è stato condannato a 24 anni di carcere per lesioni gravissime

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