Corriere della Sera (Roma)

COSA C’È SOTTO ALLE BUCHE

- Di Giuseppe Di Piazza

Sulle buche di Roma si sta disputando una partita che va ben oltre la città. Sembrerebb­e un’iperbole, e invece, a ben guardare, sul tavolo non ci sono soltanto asfalto e disagi, bensì un’eventualit­à che potrebbe interessar­e il Paese. La situazione è presto riassunta. Molti anni di nongoverno, certamente ascrivibil­i solo in minima parte ai Cinquestel­le, hanno ridotto le strade della Capitale a un pericoloso campo da motocross, indegno di una città europea. I soldi per rifare il manto stradale, e riportare Roma a quel che dovrebbe essere, non ci sono e le procedure sono lunghe e farraginos­e. Va poi detto che il bilancio del Campidogli­o è vicino al dissesto, con i buchi provocati in parte dalle municipali­zzate e dalle cattive gestioni economiche, in parte dall’insufficie­nte trasferime­nto di fondi dallo Stato. Per porre rimedio a questa situazione, che condanna la città favorendo una certa vocazione all’immobilism­o, è intervenut­o il governo, attraverso il ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, che si è subito posto come «ente» centrale del risanament­o di Roma. Il ministro ha garantito che lo Stato è pronto a finanziare lavori per circa due miliardi e 500 milioni, il doppio (attualizza­to) di quanto si spese per il Giubileo del 2000, ultimo grande intervento nella Capitale. Ma chi gestirà questa massa di denaro? Il cosiddetto «tavolo per Roma» ha per ora tre gambe - e i detrattori potrebbero dire: come quelli delle sedute spiritiche - ma per ora questa è la situazione, e non è neanche sfavorevol­e.

Ministero, Regione e Comune, lavorando d’intesa, si sono dati la regia condivisa dell’intera operazione. Bisogna però dire che, come nella «Fattoria degli animali», c’è qualcuno che è più condiviso degli altri: in questo caso il Ministero, nella persona di Carlo Calenda, il quale ha in mano il vero pallino che, come spesso capita, è rappresent­ato dal denaro. E chi ha il pallino lo lancia dove ritiene opportuno. In questo caso non in Campidogli­o. Sulle buche, infatti, il ministro ha deciso che a richiuderl­e sarà Invitalia, società dello Stato che può avvalersi di procedure snelle. In settimana dovrebbe concluders­i la mappatura del dissesto ed entro novembre si apriranno i primi cantieri. Se così sarà, Roma potrà avere parte del manto stradale rifatto. E su ogni buca chiusa ci sarà il marchio del ministro, che sembra piacere a destra e a manca. A questo punto si aggiunga la variabile che potrebbe rendere l’intera vicenda di rilevanza nazionale: le elezioni politiche di primavera. Stando alle previsioni, il nuovo Parlamento sarà come il tavolo per Roma: a tre gambe, con tre forze non distanti l’una dall’altra. E se prima o poi due di queste forze dovessero discutere di nomi su cui raggiunger­e un compromess­o per Palazzo Chigi, non si esclude che possa spuntare il suo: Calenda ha fatto il lavoro di ministro, non s’è mai iscritto al Pd, è figlio dell’establishm­ent culturale, piace in parte a destra e in parte a sinistra, ha lavorato in aziende internazio­nali, e ha saputo chiudere le buche di Roma (speriamo), avviando il risanament­o della Capitale (speriamo). E quest’ultimo sì che sarebbe un vero miracolo.

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