Foro Italico, fine della discarica: area sequestrata
L’INTERVENTO DEGLI AGENTI DI VILLA GLORI Sigilli a un’area di 10mila metri quadrati: venivano bruciati frigoriferi, stufe, pvc, eternit
La maxi discarica abusiva di 10mila metri quadrati in via Foce dell’Aniene, scenario di numerosi incendi tossici e causa dell’inquinamento ambientale dei quartieri attorno al Foro Italico, fino alle acque di Tevere e Aniene, è stata sequestrata dagli agenti del commissariato Villa Glori. Al suo interno frigoriferi e stufe, mobili, computer.
La pazienza degli investigatori è stata premiata una notte di metà ottobre, poco prima delle 19. Appostati lì, come tante altre sere, all’imbocco della valle dei rifiuti di via Foce dell’Aniene, gli agenti del commissariato Villa Glori hanno colto sul fatto uno sversatore illegale di materiale inquinante. E tutte le segnalazioni e le prove già raccolte sulla terra dei fuochi del Foro Italico, dove quasi ogni sera bruciano elettrodomestici, eternit, plastica e sostanze velenose, sono potute infine confluire nel sequestro della maxi discarica di 10mila metri quadrati. Proprio di fronte, sulla sponda opposta del fiume, ai circoli esclusivi di Roma nord.
Può essere una svolta nella battaglia silenziosa combattuta in questo angolo nascosto della Capitale dove aria, suolo e acque dei fumi sono pesantemente contaminate. Il campo nomadi, illegale ma tollerato, che è lì da 20 anni convoglia al suo interno il business dello smaltimento illegale di scarti industriali, domestici e di lavori edili. Tutti materiali che dovrebbero seguire procedure speciali e controllate per essere riciclati in sicurezza e invece qui, come altrove, vengono smembrati per recuperare il possibile (rame soprattutto) e poi bruciati a cielo aperto complici un paio di sfasciacarrozze adiacenti al campo dove vengono allestite le prie tossiche. Avvelenando non solo la baraccopoli di sudamericani e filippini che sopravvive anche questa da anni nello stretto vialetto sterrato che porta all’arcata del ponte ferroviaria della Roma-Viterbo, ma anche gli abitanti dei quartieri circostanti, che in tante serate di disperate chiamate di emergenza ai vigili del fuoco possono solo sperare che il vento soffi via la nube nera e irrespirabile. Polizia e vigili della municipale sono intervenuti ripetutamente: multando, scoraggiando gli incendi con i pattugliamenti, sequestrando porzioni di questa immensa Roma illegale. Ma non hanno mai potuto sigillare tutto.
Poi, qualche sera fa, la possibile svolta. Gli agenti del commissariato Villa Glori intercettano un disastrato furgone bianco in via del Foro Italico 531, l’ingresso del campo nomadi. Portelloni posteriori aperti, un uomo e una donna intenti a scaricare materiale. A verbale vengono segnati tubi, scaffali, elettrodomestici, termosifoni, termoconvettitori, grondaie, cestelli, parti di computer, tapparelle, mobilia, presi chissà dove (per strada o svuotando cantine a domicilio) e portati qui per poche decine di euro. I due del furgone vengono identificati assieme a un terzo soggetto. Sono tutti romeni, due uomini e una donna (lei senza documenti), che dicono di risiedere nel campo e vengono segnalati all’autorità giudiziaria. Neanche a dirlo, la provenienza del materiale non è tracciabile perché manca il formulario di accompagnamento.
Stabilita in flagranza la correlazione tra furgone, proprietari, sversamento e discarica, si può procedere al sequestro dell’intera area. E qui, il necessario e faticoso inventario, durato ore, è ancora più inquietante: cucine a gas, stufe da riscaldamento, tubi in ferro e in pvc, lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, aspirapolveri, accumulatori, vernici, pneumatici, olio motore esausto, materassi, specchi, calcinacci, tramezzi di gasbeton etc. etc. etc..
Il perimetro del sequestro annotato a verbale racchiude un’area tra i novemila e i 10mila metri quadrati e uno spessore (i rifiuti accumulati) che arriva anche a cinque metri di altezza. Parte dal retro del campo nomadi e scivola senza ostacoli nelle acque del Tevere e dell’Aniene che proprio qui sotto, paradiso ormai perduto, si incrociano.