Senza nuovi bus il rilancio si fa difficile
Il punto critico nei piani dell’azienda: ci vorrà almeno un anno per rinnovare la flotta
Più produttività, cioè più ore di lavoro, e lotta all’evasione tariffaria. Ma la chiave del piano di rilancio di Atac al vaglio del tribunale è una nuova flotta di mezzi. Il Campidoglio ha annunciato ai sindacati l’arrivo di 800 nuovi bus e 30 treni, ma i tempi sono lunghi: per almeno un anno Atac lotterà per non sprofondare.
Aumento della produttività, lotta all’evasione tariffaria e investimenti che, tra non meno di un anno, porteranno a un parco mezzi rinnovato. I paletti del nuovo piano industriale di Atac, le cui linee guida illustrate su slide ai sindacati, servono in teoria a sorreggere l’architrave del concordato in tribunale: l’assenso del giudice alla procedura passa sia dal progetto di rilancio aziendale che mira all’obiettivo del contratto di servizio con Roma Capitale - 110 milioni di km da erogare ogni anno - sia, quindi, dal piano di ristrutturazione del maxi debito (1,4 miliardi di euro). Nella pratica, però, c’è un elemento che complica la strategia del Campidoglio: per il primo anno sotto l’egida del tribunale sarà un’impresa quasi impossibile far stare in piedi tutti i paletti.
E il motivo è il più semplice del mondo: è una questione di mezzi. Perché passi per l’aumento della produttività, cioè l’incremento delle ore di lavoro (da 37 a 39) dei quasi 12 mila dipendenti di Atac - un po’ messi su strada con mansioni di verificatore più una porzione dirottata in altre aziende municipali o nel Comune stesso - sul quale i vertici dell’azienda, dal 2 novembre, inizieranno a trattare con i sindacati. Passi anche per la lotta all’evasione, tema sul quale il Campidoglio scommette visto l’investimento in nuovi tagliandi e che, attraverso nuovi vigilantes pescati tra gli amministrativi, potrebbe far registrare dei miglioramenti in relazione agli attuali tassi spaventosi: un utente su quattro non paga il biglietto, e il trend è in aumento come descritto nell’articolo accanto. Sull’arrivo di mezzi nuovi in tempi brevi tanto brevi da garantire la fase d’avvio del rilancio - l’ottimismo cala a picco, però. Il Campidoglio ha prospettato l’arrivo di 800 di nuovi bus e di 30 nuovi treni per la metro. Già, ma quando i nuovi mezzi saranno in grado di generare profitto?
E infatti, dopo le audizioni con il presidente di Atac Paolo Simioni, i sindacati - tutti - facevano la stessa domanda: che senso ha aumentare le ore di lavoro dei dipendenti se i mezzi ad uscire dalle rimesse sono sempre meno? La logica è schiacciante. Così come appare evidente negli ultimi dati - ad agosto -22% del servizio di superficie - che il rilancio di Atac non possa non passare da un parco mezzi nuovo di zecca.
Certo, il Campidoglio ha messo nel mirino la maxi operazione che, attraverso il tavolo per Roma apparecchiato al Mise, dovrebbe portare una flotta di eco-bus nuova fiammante. Il problema, però, è sui tempi: tra l’impiego reale dei fondi, la messa a gara, la chiusura del bando, l’attribuzione del lavoro e l’arrivo dei nuovi mezzi passerà non meno di un anno, forse due, chissà se tre. E come si fa a progettare il rilancio di un’azienda sull’orlo del fallimento senza poter contare, soprattutto nella delicata fase di avvio, sugli strumenti indispensabili per erogare i 110 milioni di chilometri fissati sul contratto di servizio? Il percorso in tribunale sembra così sempre più appeso al punto di equilibrio tra volere e potere.
E forse è per questo che ancora non si fanno percentuali per il ristoro dei 1200 creditori, per ora in tribunale sono entrate solo le slide che fissano gli obiettivi senza dare un’idea esatta di come si intenda raggiungerli. Il maxi debito sarà comunque organizzato in tre filoni: i 500 milioni di crediti del Campidoglio sono già oggetto di un «mutuo» ventennale; i 100 milioni dei flussi di cassa Metrebus vanno verso l’accantonamento per essere restituiti al 100% a Cotral e Trenitalia; mentre il resto della somma, circa 800 milioni da versare ai fornitori, è la chiave del sì del tribunale. Che, in assenza di autobus per il rilancio, potrebbe garantire ad Atac, accogliendo il concordato, almeno un piano di galleggiamento.