«In centro, la sera, abbiamo paura»
La Procura ha chiesto la convalida del fermo del giovane accusato di tentato omicidio. Oggi l’interrogatorio La rabbia dei residenti: strade e vicoli in balìa dei violenti, i locali vendono alcolici fuori orario
«In centro, la sera, abbiamo paura». Esplode la rabbia dei residenti dopo l’aggressione al bengalese a due passi da Campo de’ Fiori: strade e vicoli sono in balìa dei violenti, i locali vendono alcolici fuori orario. E i controlli sono quasi del tutto inesistenti. La Procura, intanto, ha chiesto la convalida del fermo del 19enne accusato di tentato omicidio per il pestaggio dell’immigrato: oggi il gip lo interroga e poi decide se farlo rimanere in carcere.
È legato al movimento di estrema destra «Roma ai romani» il 19enne accusato di tentato omicidio per aver preso parte, con altre quattro persone, al pestaggio di un cittadino bengalese e di un egiziano sabato notte alle 2,30 in largo Cairoli. Nella perquisizione a casa gli agenti della Digos gli hanno trovato materiale riconducibile all’ideologia fascista che era già emersa a caldo dai suoi scritti su Facebook. Alessio Manzo, membro anche di Lotta Studentesca, oltre che del gruppo che fa capo al sorvegliato speciale Giuliano Castellino e a Forza Nuova, ha inoltre partecipato alle manifestazioni contro l’assegnazione di case popolari a stranieri che ne avevano diritto a scapito di italiani abusivi.
A differenza degli altri 4, tutti tra i 17 e i 19 anni — Valerio Di Carlo, Lorenzo Fusco, Cristiano Rinaldi, Gabriele Esposito — indagati per lesioni gravissime, Manzo ha anche l’accusa di tentato omicidio perché quando il 27enne bengalese Kartik Chondro era già a terra indifeso, lui è tornato indietro a dargli un calcio in faccia. Una aggressione in due momenti, distanti pochi secondi tra loro, raccontata nei dettagli da diversi testimoni.Il pm Pietro Pollidori e l’aggiunto Francesco Caporale stanno ora cercando di risalire all’identità elle altre otto persone che facevano parte del gruppo, tra cui alcune ragazze, anche se gli autori del pestaggio dovrebbero rimanere gli stessi. Chondro, da sei anni in Italia con regolare permesso, ha anzi raccontato che solo l’intervento delle ragazze ha spinto i cinque a desistere dal continuare.
Manzo, che sui social inneggia a Mussolini e Hitler, è anche un frequentatore della curva romanista, ma al momento non sembrano esserci un coinvolgimento della tifoseria organizzata. Per lui è stata
Gip Il giudice per le indagini preliminari deve valutare la fondatezza delle accuse
chiesta la convalida del fermo, sul quale si pronuncerà il gip Paola Tomaselli dopo l’interrogatorio di garanzia in programma oggi. A tutti gli indagati (gli altri quattro sono stati denunciati) è contestata l’aggravante dell’odio razziale, emersa anche dagli insulti gridati alle due vittime: «Negri di m.».
Il bengalese, aggredito senza motivi mentre rincasava dal suo lavoro in un ristorante a Campo de’ Fiori, si trova ricoverato all’ospedale San Camilplici lo dove i medici gli hanno riscontrato fratture al volto guaribili in 30 giorni. Proprio la durata della prognosi potrebbe però aiutare i teppisti a farla in parte franca, ridimensionando l’accusa in lesioni sem-
Perquisizione Nella casa del giovane finito in manette trovato materiale di estrema destra
secondo i termini di legge e mettendo a rischio anche la tenuta del tentato omicidio..
Gli aggressori sono stati fermati un’ora dopo il pestaggio mentre camminavano in via delle Botteghe Oscure, dove erano scappati. Sono tutti iscritti all’istituto alberghiero Tor Carbone , quartiere Ardeatino. Manzo, piccoli precedenti per droga, è residente ad Acilia. Nell’immediatezza del fermo avrebbe di fatto ammesso il pestaggio, «giustificandolo» con la nazionalità
del 27enne sul quale si era scagliato con gli altri quattro e provando a mascherarla dietro una improbabile rissa.
«Non ho mai avuto problemi e non ho mai fatto del male a nessuno», ha detto ancora Chondro, raccontando però che membri della sua comunità vengono fatti oggetto di insulti razzisti quasi tutti i giorni. Mentre giaceva a terra, è stato aiutato dal titolare del ristorante, straniero anche lui, e da alcuni italiani di passaggio. È stato uno di questi, romano di 35 anni, a chiamare la polizia.
Sulla vicenda interviene anche monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma: «Bisogna far capire ai politici che le loro parole incitano all’odio e possono scatenare la violenza nelle teste calde. Devono stare attenti a ciò che dicono: serve una coscienza culturale che non contribuisca ad aizzare il branco».