Corriere della Sera (Roma)

OSTIA, UNA PROVA PER RAGGI

- Di Giuseppe Pullara

Venticinqu­e anni fa un pezzo di Roma se ne andava con la nascita del Comune di Fiumicino. Alcuni anni dopo l’autonomia fu festeggiat­a con l’inaugurazi­one della nuova sede municipale progettata da un grande architetto, Alessandro Anselmi. Da tempo quella parte di territorio denunciava la negligenza del trattament­o ricevuto dal Campidogli­o e alla fine, con un referendum, ci fu il divorzio. Ora, con le elezioni del 5 novembre, a Ostia qualcuno ripropone il referendum per l’autonomia di 250 mila romani, così come accadde nel 1990 quando prevalse la spinta a restare uniti. L’idea dell’indipenden­za da Roma è giustifica­ta dallo stato di abbandono in cui versa anche la parte marina della città. Così come Fiumicino ha migliorato le condizioni del proprio territorio, anche Ostia potrebbe, con l’indipenden­za, avere giorni migliori. Ma c’è qualcosa che impedisce questa prospettiv­a: l’anno scorso la sindaca Raggi ha raccolto a Ostia, al ballottagg­io, il 76% dei consensi. E i suoi sostenitor­i, appena un anno dopo, non possono voltarle le spalle sostenendo una lista che propone un referendum per staccare il litorale dal Campidogli­o. Il voto, dopo oltre due anni di commissari­amento (per mafia) , sarà polarizzat­o in due direzioni la fedeltà degli elettori Cinquestel­le alla Raggi e la comprensib­ile voglia di autonomia dal Campidogli­o che da tanti anni si registra a Ostia. Se prevalesse il malcontent­o ne scaturireb­be un «effetto Domino» che potrebbe riguardare diversi Municipi.

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